La forza della solidarietà durante la pandemia Covid–19 trova importanti testimonianze nelle parrocchie, che raccontano di reti costruite o attivate sui territori come risposta all’emergenza nei confronti delle famiglie più fragili. Testimonianze che nutrono e animano comunità in cui ognuno, in base alla propria identità, gioca il suo ruolo importante. Senza sovrapporsi, dunque riuscendo a raggiungere una maggiore efficacia. «Caritas diocesana – spiega la vicedirettrice Maria Rita Fontana – attraverso il “Laboratorio di animazione” ha tenuto in questi mesi contatti costanti con le parrocchie per mettersi in ascolto, sostenere, accompagnare le rispettive Caritas in questo tempo così difficile e nuovo. Il percorso formativo proseguirà trovando forme e modi consoni ai tempi, mentre in queste settimane il miglior spunto di riflessione e di speranza arriva dai tanti racconti che stiamo raccogliendo dalle Caritas parrocchiali durante l’emergenza».
Un esempio arriva dall’associazione «Solidarietà in Rete» di San Cesario, che nella parrocchia svolge il ruolo della Caritas e che nel corso dell’anno pastorale è stata anche accompagnata in un percorso volto a rileggere il proprio ruolo nell’ottica di una animazione della comunità parrocchiale e del territorio, a partire dai problemi delle persone incontrate: «Il virus – racconta il presidente Augusto Brighetti – ci ha colto alla sprovvista proprio quando, insieme alla Caritas diocesana, avevamo intrapreso un cammino di discernimento su quanto fatto fino ad allora e su come volevamo ripensare il nostro futuro a favore di persone e famiglie in difficoltà socio–economica.
Stavamo lavorando per fare partire l’esperienza della “Piccola bottega solidale” e dare in questo modo risposte migliori alle famiglie che si avvicinano a noi per bisogni alimentari.
Non solo, volevamo che la bottega diventasse un luogo dove mettere in pratica il “lavoro con” e non il “lavoro per”, cioè il luogo dove trovare, conoscere e lavorare insieme alle persone che vengono a chiedere aiuto, dove inventare, insieme a loro, nuove modalità di condivisione». L’emergenza coronavirus ha aperto uno scenario inatteso: «Ci siamo trovati impreparati – prosegue – e allora ci siamo chiesti cosa potessimo fare. Abbiamo dunque cercato di capire come muoverci per essere di aiuto, ora più di prima, alle persone già in difficoltà che avrebbero dovuto combattere contro questo ulteriore grande problema. Insieme a “I Saggi”, un gruppo di volontari che gestisce un centro di aggregazione sociale di San Cesario, ci siamo proposti come aiuto al Comune: loro per dedicarsi alle nuove situazioni di necessità derivanti dal Covid–19, noi per continuare ed implementare le azioni nei confronti delle “nostre famiglie” già in difficoltà e ulteriormente destabilizzate dal virus. Su richiesta dei servizi sociali, con i quali si è riconfermato un ottimo rapporto, ora raccogliamo le richieste di spesa e le completiamo con gli alimenti che abbiamo in Bottega o acquistando in negozio. Consegnare la spesa a casa si sta rivelando un momento molto importante, in quanto si va a conoscere le realtà di vita di queste persone». La rete di solidarietà è alimentata anche dalla generosità degli esercenti: «C’è un’esperienza che ci ha toccato davvero il cuore. Giuseppe, titolare di “Pizza express”, ha voluto aiutare le famiglie in difficoltà donando le sue pizze e in due serate abbiamo potuto portarne duecento nelle case. È stato bellissimo, sia per la generosità di Giuseppe sia per la contentezza di chi ha ricevuto la pizza, fra cui i venti ragazzi richiedenti asilo che risiedono nel nostro comune. Anche questa bruttissima esperienza del coronavirus – conclude Augusto Brighetti – sta portando nuove opportunità di crescita nella fede e, proprio nel periodo pasquale, si sta dimostrando una prova di attaccamento a quella testimonianza che la Resurrezione di Cristo si rinnova per tutti noi».