«La vocazione – ricordava Papa Francesco qualche mese fa – è come un tesoro nascosto in un campo, il quale non è fatto per arricchire qualcuno, in questo caso chi si sente chiamato dal Signore, ma è un dono di Dio che viene affidato a qualcuno per il bene di tutto il popolo di Dio, anzi per tutti gli uomini!». Dalle parole incisive di Papa Francesco è bene partire per comprendere come avviene oggi il cammino di accompagnamento e di discernimento nella nostra Chiesa riguardo i possibili futuri presbiteri. Credo che il primo passo importante sia la vocazione alla santità che ci configura a partire dal Battesimo: occorre partire dal grande tesoro dell’essere stati chiamati Figli di Dio nel Figlio che ci ha consegnati al Padre, in forza del suo Spirito. Se il cammino verso il sacerdozio perdesse la sua tappa originaria e più importante, sicuramente si inaridirebbe in modo irreparabile. Il secondo passo conseguente è una comunità cristiana che ci ha generato alla fede: c’è un «grembo di vita» fatto di persone concrete (la nostra famiglia, i sacerdoti, le religiose, le famiglie, gli anziani, i giovani, i bambini, gli ammalati) che ci ha condotto, soprattutto a partire dalla preghiera, ad un incontro con il Signore e ci ha fatto gustare la Sua presenza continua, soprattutto nei momenti di prova più difficili e nei passaggi di vita incisivi, che hanno caratterizzato il nostro passato.
I cammini vocazionali che in particolare don Simone Bellisi, responsabile della Pastorale vocazionale, in collaborazione con la Pastorale giovanile, mette in atto da tanti anni, si prefiggono l’obiettivo di aiutare i ragazzi delle medie, i giovani delle superiori e i giovani dopo la maturità a risvegliare la bellezza del dono di sé che il Signore ha seminato nel campo del loro cuore, affinché porti molto frutto. Il Seminario dunque non è il solo e non è il primo luogo di accompagnamento e discernimento vocazionale, ma si innesta nell’unico soggetto capace di far rinascere alla fede nel Risorto, che è la Chiesa, il Popolo di Dio in cammino verso il Regno. Questo vale oggi molto più del passato: si avverte sempre di più quanto tutta la comunità diocesana sia investita del compito dell’accompagnamento dei giovani alla fede, di fronte alla complessità e alla frammentazione della nostra società.
Quali obiettivi si pone oggi il Seminario di Modena? Come nel passato sono offrire le condizioni di una esperienza di vita spirituale incisiva e coinvolgente; garantire una struttura di vita comunitaria che favorisca autentiche relazioni di fraternità e di amicizia; fare crescere il senso di appartenenza alla Chiesa particolare; accompagnare i seminaristi ad un serio discernimento vocazionale, orientato alla scelta definitiva per il presbiterato diocesano nel celibato; favorire la maturazione di personalità equilibrate e consistenti; acquisire quelle competenze culturali, umane, teologiche e spirituali, quegli atteggiamenti propri centrati sulla carità pastorale, che permettano domani, da futuri presbiteri, di essere capaci di assumere la responsabilità di una comunità, inserendosi in una dinamica di corresponsabilità condivisa con il popolo di Dio, in vista dell’annuncio, della celebrazione, della testimonianza della vita nuova in Cristo.
La proposta formativa integrale dei nostri seminari oggi fa leva su quattro dimensioni fortemente connesse: la formazione spirituale, la formazione umana, la formazione teologica e la formazione pastorale. La prima probabilmente è la principale: anche oggi l’incontro con Cristo come è avvenuto per i discepoli, la sua amicizia, il suo rivelare progressivamente il Volto e la Vita del Padre, rappresentano il cuore della esperienza formativa. E’ l’azione dello Spirito Santo che plasma e orienta a questa amicizia profonda. Il tempo prolungato dell’ ascolto quotidiano della Parola di Dio, l’ingresso nella dinamica eucaristica di tutta la vita, l’apertura della propria coscienza alla luce pasquale, l’esercizio della libertà per il dono totale di sé, sono divenuti progressivamente i modi attraverso i quali i giovani spezzano un ritmo subito dai modelli sociali e culturali oggi prevalenti per ritrovare pienamente se stessi in Cristo, in vista del servizio per il Regno di Dio.
La formazione umana oggi riveste una attualità ed una urgenza mai avvertita prima: la maturazione affettiva e umana non sono solo ambiti necessari per l’integrità di sé, ma espressione esse stesse della sequela a Cristo! La capacità di relazioni libere, oblative e sincere, una affettività che rende la persona capace di amare con cuore indiviso pur nella fragilità, una identità sufficientemente consistente, nutrita di una libertà interiore sempre più ampia, attratta dalla Bellezza del Bene, una intelligenza aperta alla Verità e non arroccata sulle difensive delle proprie convinzioni, una volontà capace di coordinare le energie verso gli obiettivi proposti, una corporeità riconosciuta e assunta come linguaggio della persona, non prigioniera di bisogni costrittivi, sono tra i principali aspetti della personalità che rappresentano una cifra importante nel discernimento.
Sempre di più oggi ci si avvale anche del prezioso contributo delle scienze psicopedagogiche, e del confronto assiduo con figure significative per la formazione, in collaborazione con l’ equipe formativa. La formazione teologica, avvalendosi del prezioso e qualificato servizio dello Studio Teologico Interdiocesano di Reggio Emilia, continua ad essere di importanza fondamentale: l’obiettivo è offrire un sapere filosofico e teologico in grado di intercettare e ascoltare profondamente le domande di senso e di vita più importanti per gli uomini e le donne di oggi, per trasmettere e comunicare la bellezza del Vangelo e della Parola di Dio nella sua attualità salvifica. Infine la formazione e l’esperienza pastorale permette di disporre i candidati al sacerdozio a comunicare in modo sapiente e appassionato la carità di Cristo, buon Pastore, alle persone a cui saranno mandati.
È un tempo sempre più qualificante rispetto al passato quello trascorso in parrocchia, presso alcuni luoghi di carità o dove si vive una situazione di grave sofferenza; è la vita concreta e reale della gente, sono le situazioni di prova e di gioia delle famiglie, degli stranieri, dei giovani e degli anziani, dei lavoratori e degli emarginati, che rappresentano la palestra più importante di vita per la formazione dei seminaristi e quella permanente dei sacerdoti. Dunque continuità e continuo aggiornamento e attenzione alle dinamiche del mondo sono aspetti inscindibili della formazione dei candidati al sacerdozio: i seminaristi oggi forse non temono di stare nelle contraddizioni, nelle fatiche di coniugare Vangelo e vissuto reale; non temono le sfide che li aspettano; forse chiedono alla Chiesa, a noi, di essere testimoni autentici di fede quale “piccolo gregge”, “povertà del lievito che si scioglie nella pasta”, “chicco di grano che deve morire per portar frutto”, “segno feriale quasi impercettibile e apparentemente fragile” rispetto a evento eclatante e muscolare nello straordinario ( che poi passa e non rimane). Proprio come Cristo che è venuto per dare la vita. Di una cosa siamo certi: il Signore non abbandona il suo gregge e saprà provvedervi nelle forme e nelle modalità ( a volte paradossali), secondo il suo cuore! A noi sta aver fiducia in Lui e seguirlo.