Il culto per San Silvestro è certamente il primo che si sviluppò nell’Abbazia di Nonantola ed è legato all’arrivo delle sue reliquie nel 756, anno in cui i Longobardi le prelevarono furtivamente dalle catacombe di santa Priscilla lungo la Via Salaria. Le reliquie di papa Silvestro I rimasero nell’altare centrale della cripta, fino al 22 ottobre 1444, quando l’abate Gian Galeazzo Pepoli le traslò solennemente a motivo delle filtrazioni d’acqua che allagavano la parte bassa della chiesa e che poi portarono alla decisione di interrare la cripta. Fu allora che le reliquie sante furono collocate nel presbiterio della parte superiore, all’interno di un’apposita costruzione sopraelevata dell’abside di meridione, poiché l’altare maggiore già custodiva le reliquie di Sant’Anselmo e di Sant’Adriano III.
Una ricognizione delle ossa del santo papa fu eseguita il 24 settembre 1475, alla presenza del vescovo di Tripoli, per ordine dell’abate commendatario Gurone d’Este, a cui seguì una solenne esposizione fino al 3 ottobre dello stesso anno.
Il 23 febbraio 1580, su mandato dell’abate commendatario cardinale Guido Ferreri, venne inaugurato il maestoso mausoleo di San Silvestro, eretto dietro l’altare maggiore per legato testamentario del conte Guido Pepoli. Composto di tre parti sovrapposte, accolse le reliquie del titolare della basilica nella parte superiore, che presentava le storie del santo nelle otto formelle di marmo bianco dello scultore Jacopo Silla dé Longhi. La parte più bassa, invece, ospitò le reliquie dei santi nonantolani, ossia Anselmo, Adriano III, Fosca, Anseride, Senesio e Teopompo. La parte centrale fu destinata ad ospitare i preziosi pezzi che ancora oggi compongono il tesoro abbaziale. Fu grazie a questa custodia che i tre codici miniati dell’archivio, unici rimasti a Nonantola, poterono essere conservati a Nonantola, senza essere dispersi o ceduti ad altri. Erano, infatti, chiusi all’interno di questo mausoleo da due grate con lucchetti, le cui chiavi erano in possesso del solo abate commendatario e del priore del monastero.
La situazione restò tale fino al 1913, quando il monumento fu scomposto durante i lavori di ripristino dell’impianto romanico della basilica diretti da don Ferdinando Manzini. Le reliquie furono portate in sagrestia ed il 9 luglio 1914 ne fu fatta una ricognizione. In quell’occasione furono tolte dall’antica urna lapidea, oggi esposta presso le sale del Museo Benedettino e Diocesano d’arte sacra, e raccolte in una modesta urna lignea con vetri, per essere conservate nel palazzo abbaziale, nella cappella del seminario.
Successivamente, su iniziativa di monsignor Francesco Gavioli, lo scultore nonantolano Paolo Sighinolfi realizzò nel 1991 due teche di bronzo e vetri per ospitare una le reliquie di San Silvestro e l’altra le ossa degli altri santi nonantolani. Le teche furono poste nei due altari maggiori della basilica, quelle del papa nel presbiterio alto, e quelle dei santi nonantolani in cripta. Un avambraccio del santo papa fu prelevato nel 1372 per realizzare la lipsanoteca creata dall’orafo Giuliano da Bologna su incarico dell’abate Tommaso de’ Marzapesci, ora esposto presso il museo, oggetto liturgico ancora oggi utilizzato il 31 dicembre di ciascun anno, per impartire la benedizione solenne al paese di Nonantola.
Oltre alle lastre marmoree che decorano l’altare maggiore, la devozione a San Silvestro è testimoniata anche da due formelle dello stipite del portale di ingresso: una presenta il trasporto, delle reliquie del papa, da Roma a Nonantola, su una portantina sostenuta da due cavalli. L’altra, invece, raffigura da deposizione del corpo dentro un’arca all’interno della basilica. L’immagine del santo appare, poi, all’interno della basilica, nel grande affresco della parete sud, ai piedi della scala laterale che conduce sul presbiterio alto. Infine, San Silvestro è presente nel polittico di Michele di Matteo del XV secolo, un tempo collocato dietro l’altare maggiore ed oggi ospitato nel museo.
I monaci nonantolani diffusero il culto di San Silvestro in un gran numero di loro pertinenze, unendo in tal modo la valorizzazione del proprio santo titolare alla demarcazione dei propri territori.
Memoria liturgica: 31 dicembre