Nonostante lo spostamento nella chiesa di San Francesco, un grande numero di fedeli ha partecipato alla celebrazione pontificale nella festa del patrono, presieduta dal vescovo Erio Castellucci, e con lui all’altare Mons. Lino Pizzi, Vescovo di Forlì-Bertinoro, Mons. Ovidio Vezzoli, Vescovo di Fidenza, Mons. Germano Bernardini, Vescovo emerito di Smirne, Mons. Ignazio Bedini, Vescovo emerito di Ispahan dei Latini, Mons. Giuseppe Verucchi, Vescovo emerito di Ravenna-Cervia. Nel saluto iniziale il vescovo ha detto: “Per cause di forza maggiore, dovendo mantenere in Duomo le impalcature per importanti lavori di consolidamento, l’ambientazione di quest’anno è più francescana che geminiana. Ringrazio quindi prima di tutto il parroco e la comunità di San Francesco, che accolgono le impegnative celebrazioni del nostro santo Patrono; celebrazioni che anche quest’anno raccolgono migliaia di modenesi. il Capitolo della Cattedrale e il suo Arciprete, i presbiteri, i diaconi e i seminaristi, i consacrati e le consacrate, tutti i telespettatori e coloro che sono uniti a noi nella preghiera dalle case e dai luoghi di cura e di riposo, gli operatori della comunicazione, i volontari, chi presta servizio liturgico e servizio d’ordine, la Cappella musicale del Duomo e il suo direttore”.
Nell’omelia il vescovo ha toccato il tema del viaggio, quello dei discepoli mandati e quello di ciascuno di noi alla ricerca della santità.
“Vorrei proprio concludere con quest’ultimo tipo di viaggio, comune a Gesù, a San Paolo, a San Geminiano, a San Francesco e a tutti quelli che prendono sul serio l’invito di Gesù a seguirlo: il viaggio della santità. Più persone intraprendono questo viaggio e meno persone intraprenderanno i viaggi della disperazione, i viaggi obbligati da condizioni difficili e proibitive e i viaggi mossi dalla voglia di sfruttare i deboli. Più saranno i santi, i pellegrini del cuore e meno saranno gli operatori di iniquità e le vittime dell’ingiustizia. Questo è forse il viaggio più difficile di tutti, il viaggio interiore, che getta ponti tra le isole dell’egoismo, che scala le montagne della superbia, che attraversa le gallerie della paura. È però un viaggio necessario, se vogliamo alimentare la nostra umanità, iniettare nel mondo i germi della pace, testimoniare la bellezza del messaggio di Gesù e la sua “compassione” per l’uomo”.
In allegato alla pagina i testi del saluto e dell’omelia.