Nonantola si appresta a ricordare le proprie radici. Era il lontano 752 quando Anselmo, monaco benedettino, riceveva da suo cognato, il re longobardo Astolfo, le terre su cui sarebbe sorta, in quello stesso anno, la celebre Abbazia di Nonantola. La partecipazione alla ricorrenza liturgica annuale del santo fondatore permetterà di ottenere l’indulgenza plenaria.
Sabato 30 aprile, vigilia della solennità di Sant’Anselmo, primo abate e fondatore dell’Abbazia benedettina di Nonantola, intitolata a San Silvestro I Papa, il paese di Nonantola ricorda l’origine della propria storia di fede attraverso una solenne concelebrazione eucaristica presieduta dall’Arcivescovo abate, monsignor Erio Castellucci, e concelebrata dai canonici del capitolo abbaziale di Nonantola.
Questo il programma del pomeriggio di sabato 30 aprile nella Basilica abbaziale: alle 18.30 Vespri solenni capitolari, alle 19 solenne celebrazione eucaristica, presieduta dall’arcivescovo abate e concelebrata dai reverendi canonici del Capitolo concattedrale. Il vescovo Erio Castellucci ci ricorda il senso profondo della ricorrenza annuale dedicata a sant’Anselmo: «La storia di Nonantola è segnata dalla millenaria Abbazia, che con il Museo benedettino e l’Archivio storico rappresenta uno dei tesori di arte e di storia più apprezzati in tutta Europa. Raccogliamo i frutti di una storia luminosa, che ha visto una presenza incisiva dei monaci benedettini, poi dei cistercensi e ora di un collegio canonicale. Una storia che si lega alle vicende civili, poiché i monasteri sono anche un centro culturale e sociale. Una storia che non si è mai interrotta attraverso i secoli e che testimonia la collaborazione tra diversi soggetti per il bene comune».
Jacopo Ferrari, curatore del Museo benedettino e diocesano d’arte sacra