La rassegna «Dalla paura all’incontro» è terminata lo scorso venerdì 5 aprile con la serata sul verbo «integrare», tenuta all’oratorio di Gesù Redentore da don Tonio Dell’Olio, presidente di Pro Civitate Christiana.
Il relatore è stato introdotto da Paolo Seghedoni, delegato regionale del-l’Aci, e dalla presidente dell’Ac parrocchiale, Elena Franchi. L’intervento è stato un botta e risposta alle domande e alle osservazioni preparate dai giovanissimi dell’Ac parrocchiale, lette da Gabriele Storchi, la prima delle quali riprendeva una frase scritta da un bambino, Giovanni, di 10 anni: «Integrare è aumentare il livello di qualcosa».
Don Dell’Olio ha tirato in ballo la diversa interpretazione che gli adulti fanno della medesima parola: «Quando il mondo politico parla di integrazione, sembra quasi una concessione. Ma, in altri ambiti, se noi abbiamo un testo che va integrato con qualcosa, significa che va arricchito, se una pietanza va integrata, vuole arricchita con qualcosa». Il sacerdote ha fatto ricorso all’etimologia per dimostrare come la cultura sia già, di fatto, un luogo di incontro fra lingue ed esperienze diverse: «Algoritmo, alambicco, algebra, sono tutte parole che cominciano con “al” perché sono di derivazione araba – ha detto – Il tentativo che dobbiamo fare è cancellare una sola lettera, la “g”, passando da “integrazione” a “interazione”: riuscire a dare piena soggettività all’altro come portatore di cose nuove che mi fanno crescere e allo stesso tempo anche lui cresce con ciò che io posso comunicargli».
A una domanda sulle critiche rivolte da papa Francesco all’economia di mercato, Dell’Olio ha risposto: «L’economia di mercato “cosifica” le oikos nomos (regole della casa), ponendo al centro le cose. Il Mediterraneo, che è diventato un cimitero per tanti sventurati che lo percorrono dal sud al nord del mondo, viene percorso dal nord al sud da aziende multinazionali che vanno a cercare le loro ricchezze ».
A una domanda sullo ius soli, Dall’Olio ha risposto: «Io incontro quotidianamente dei giovani che hanno lo stesso accento e lo stesso gergo dei loro coetanei anche se sono nati da genitori stranieri. Lo ius soli è prendere atto della realtà, di un processo già in corso. Una società intelligente capisce che l’integrazione conviene anche alla nostra sicurezza». Anche i social media, che potrebbero essere uno strumento di diffusione della conoscenza e di sostegno all’integrazione, spesso funzionano in senso opposto. «Spesso i social, garantendo un senso di distanza e di anonimato, facilitano atteggiamenti di aggressività e di denigrazione – ha detto Dell’Olio – . Purtroppo sui social hanno la meglio le parole aggressive, che hanno dietro pensieri aggressivi». Al termine della serata, i partecipanti hanno ricevuto un segno, una bandiera europea da prelevare da una valigia da viaggio, come quelle dei nostri emigranti di un tempo.