Nel 23° anniversario della morte di don Giorgio Govoni l’Arcidiocesi ha voluto mantenere l’impegno assunto da Mons. Benito Cocchi al funerale del sacerdote celebrato il 22 maggio 2000 nella Cattedrale di Modena. In quell’occasione, confermando la piena fiducia nella magistratura, l’arcivescovo affermava: “Non tralasceremo nulla, da oggi, di quanto è possibile, in ogni sede e con ogni mezzo lecito, perché tutto venga chiarito e la memoria di don Giorgio resti incontaminata. Lo esige l’onore del sacerdote, il dolore dei parenti e degli amici; lo richiede la fiducia della gente nei confronti e della comunità cristiana e dei sacerdoti”. Per tale ragione, all’esito dei giudizi che hanno riguardato fatti nei quali sarebbe stato coinvolto don Giorgio Govoni, l’Arcidiocesi di Modena ha ritenuto di affidare a legali di propria fiducia la disamina degli esiti dei procedimenti in questione.
In particolare, nel c.d. “processo pedofili della bassa bis” don Govoni era stato imputato anche per aver sequestrato e compiuto atti sessuali a danno di minori all’interno di locali siti in cimiteri in concorso con altre persone, nonché per aver sequestrato un minore, in concorso con un’insegnante, prelevandolo da un istituto scolastico.
Come noto, la magistratura non si è potuta pronunciare direttamente nei confronti di don Giorgio, in quanto lo stesso moriva nella sala di attesa del suo avvocato poco prima della conclusione del giudizio di primo grado. La sentenza del Tribunale di Modena (sentenza n. 87 depositata il 2 dicembre 2000) confermò i predetti capi di imputazione nei confronti delle persone coimputate con don Govoni e avrebbe plausibilmente condannato anche lui se non fosse morto poco prima, come si evince dalla sentenza stessa nella quale tra l’altro si afferma di non doversi procedere “per morte del reo”.
Tale sentenza è stata poi impugnata avanti la Corte di Appello di Bologna, la quale, in relazione ai suddetti capi di imputazione, ha assolto le persone coimputate con don Giorgio (sentenza n. 1657 depositata l’8 ottobre 2001), ritenendo che, riguardo le narrazioni dei riti satanici avvenuti nei cimiteri, “vi fosse un’assoluta carenza di prove in ordine alle svolte riunioni oltre che alla inverosimiglianza di alcuni dettagli che si pongono al di là del logicamente plausibile” (p. 111); e che l’episodio dell’asserito prelevamento di un minore presso un istituto scolastico non fosse da ritenere credibile (p. 156). La Corte d’Appello, anche sulla base delle argomentazioni sopra riportate, ha assolto le persone coimputate con don Govoni dai capi di imputazione sopra richiamati “perché il fatto non sussiste”.
Questa ultima sentenza è stata impugnata avanti la Cassazione, che ha cassato parzialmente la sentenza della Corte di Appello di Bologna “limitatamente alla assoluzione per gli abusi sessuali commessi (da una delle persone imputate, diversa da don Giorgio, n.d.r.] al di fuori dei rituali orgiastici e satanici” e rinviando ad una diversa sezione della Corte di Appello per pronunciarsi su tali fatti (Cass. 22 gennaio 2003, n. 2234). La Corte di Appello di Bologna, anche in questo caso, ha assolto la persona interessata “per non aver commesso il fatto”, sostenendo che il minore in questione avesse subito delle sollecitazioni tali da non poter prendere posizione sulla validità e rilevanza delle sue dichiarazioni (sentenza n. 899 depositata il 6 dicembre 2006).
All’esito delle vicende giudiziarie che hanno interessato i fatti nei quali sarebbe stato coinvolto don Govoni, pertanto, si rileva che in relazione ai suddetti capi di imputazione, le persone coimputate con lui sono state assolte perché “il fatto non sussiste”. Dunque, pur non essendoci una condanna o un’assoluzione formale nei confronti di don Giorgio, si può affermare che dalle sentenze relative al c.d. “processo pedofili della bassa bis” è emersa la “assoluta carenza di prove” e l’insussistenza dei fatti, relativamente al compimento di riti satanici a sfondo sessuale nei cimiteri e l’asserito sequestro di un minorenne presso un istituto scolastico, eventi nei quali sarebbe stato coinvolto don Giorgio Govoni.
Pur non potendosi al momento riaprire un procedimento giudiziario riguardante don Giorgio, l’Arcidiocesi ha ritenuto opportuno offrire a tutti gli elementi essenziali per poter maturare una convinzione fondata, al di là delle opinioni e dei pareri circolanti, non sempre documentati. Da parte sua l’Arcidiocesi ritiene, con i suesposti elementi, di andare incontro a quanto auspicato da Mons. Cocchi, ossia di restituire “l’onore” a questo sacerdote; conferma inoltre che la sua memoria presso la gente che lo ha conosciuto è tuttora grata verso di lui, senza ombre o sospetti; infine esprime nuovamente solidarietà ai parenti e amici di don Govoni e a tutti coloro che – in primis i bambini di allora e le loro famiglie – sono stati in qualsiasi modo vittime, in queste drammatiche vicende. Affidiamo tutti al Signore, Giudice misericordioso.
+ Erio Castellucci
arcivescovo di Modena-Nonantola