Medico con l’Africa

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Paolo Lanzoni, pediatra, ma con specializzazione anche in malattie infettive e medicina tropicale, è uno dei medici del Cuamm, medici con l’Africa, e quel ‘con’ non è per caso, nella fiolosofia dell’associazione.
‘Ho sempre desiderato partire per l’Africa, come la maggior parte di quelli che hanno studiato medicina. E al quinto anno ho sentito parlare di questa associazione (vedi box): incontrando di persona i responsabili mi hanno colpito l’ambiente, la profondità di pensiero: è stato un amore a prima vista, che dura ancora oggi’.
 
Un amore per due: Rita infatti è infermiera, e anche questo non per caso: ‘ Siamo partiti insieme la prima volta nel 1984, appena sposati, dopo aver ricevuto da mons. Quadri il crocifisso in cattedrale. Siamo rimasti in Tanzania 18 mesi’. Poi sono arrivati i figli (4 in totale, che hanno tra 26 e 20 anni, oggi) e Paolo è ripartito altre volte, mentre Rita è rimasta a Modena. Ci sono stati i paesi più poveri, come il Mozambico e l’Uganda: ‘La medicina in Africa ‘ ci spiega Paolo ‘ è totalmente un’altra cosa rispetto a come la si vive qui. Deve confrontarsi con problemi gravi, grandi: le madri fanno anche 20 km a piedi coi bambini in braccio per farli vedere al medico. Il rapporto che stabiliamo con queste persone è di fiducia e alleanza terapeutica: noi facciamo del nostro meglio per sconfiggere la malattia, anche con gli strumenti più semplici (e a volte inesistenti). Qui a volte si sperimenta la contrapposizione tra medici e pazienti, si pensa più ad eliminare il sintomo, con l’apposita pastiglia, che ad eliminare le cause dello stare male’.
 
La relazione con il paziente e la sua famiglia è però un punto di forza anche nel suo essere medico qui: ‘Mi capita spesso con le famiglie straniere: comprano moltissimi farmaci e si stupiscono che non abbiano effetti immediati. Anche qui l’educazione sanitaria può passare da una buona relazione con il medico, che insegna anche cosa è possibile fare da soli per la salute senza dipendere dai soli farmaci. Il limite più grande? La mancanza di tempo, si vuole guarire subito. L’equivoco più diffuso? Confondere la sanità con la salute: chiediamo alla sanità di risolvere problemi di salute, che è un campo ben più vasto. Ecco, anche da noi, come in Africa, sarebbe fondamentale ripartire dall’educazione sanitaria’.
 
Alla fine essere medici in Africa è insieme più facile e più difficile: ‘I medici là sono benvoluti, desiderati e ricercati: ormai molti paesi esprimono richieste specifiche. La preparazione è un dato su cui il Cuamm (giustamente, penso io) non transige, deve essere buona e non di base; non tutti possono vivere un’esperienza come   quella di un ospedale africano’.
 
‘Quasi   tutti i vescovi dell’Africa ‘ci spiega ancora Paolo ‘ conoscono il Cuamm e il 90% delle richieste viene da loro. Lavoriamo sia in ospedali missionari che governativi. In ogni nazione c’è un coordinamento che lavora con le istituzioni pubbliche locali, le agenzie internazionali ed altre ong eventualmente presenti. Per ogni intervento si elabora un progetto, elaborato secondo diversi aspetti, economico, politico, logistico, diversi uffici valutano rigorosamente la sostenibilità e decidono se è possibile realizzarlo’.
La nostalgia dell’Africa, insieme alla consapevolezza che il senso ce l’ha anche il lavoro qui animano le parole di Paolo Lanzoni: ‘Quando lavoro in Africa so che, se manco, nessuno c’è al mio posto; il senso di responsabilità è legato alla scarsità di mezzi, cosa che qui non accade, di strumenti o di farmaci anche molto banali’.
 
Paolo ha anche un’idea precisa sul modo in cui servirebbe operare: ‘Serve un intervento sistemico, per integrare tutti gli aspetti della sanità, partendo dalla base, integrando salute, formazione, igiene. Sarebbe veramente una ricchezza unire le forze, tutte le ong lavorano bene e fanno una parte del compito, insieme potrebbero veramente determinate il cambiamento. Potremmo entrare nel sistema pubblico per dare il nostro contributo nella gestione della rete: non dobbiamo però crearla noi, per non essere indispensabili. I progetti integrati   – in Tanzania, con un progetto del Global Found abbiamo lavorato così ‘ alla fine sono quelli capaci di cambiare veramente le cose. Per noi due sono i pilastri necessari per un progetto: il primo è la formazione del personale locale, fatta in modo serio e mirato, da persone competenti, e sul posto. Il secondo è il tempo: serve dare continuità per sostenere la rete locale, che c’era prima di te e ci sarà anche dopo’.
 
Paolo conclude le sue riflessioni  con un pensiero profondamente cristiano: ‘In tutto questo serve il discernimento, per capire davvero che cosa è secondo i piani del Regno. E’ un talento doloroso a volte, ma necessario per gli uomini della Chiesa, per il quale serve molta carità: inviare la persona giusta al posto giusto è insieme un atto di coraggio ed un diritto’.
 
 
Cuamm: chi siamo?
 
Medici con l’Africa Cuamm (www.mediciconlafrica.org) è la prima organizzazione non governativa in campo sanitario riconosciuta in Italia. Si spende per il rispetto del diritto umano fondamentale alla salute e per rendere l’accesso ai servizi sanitari disponibile a tutti, anche ai gruppi di popolazione che vivono nelle aree più isolate e marginali.
E’ nata nel 1950 con lo scopo di formare medici per i paesi in via di sviluppo con il nome Cuamm (Collegio universitario aspiranti e medici missionari), negli anni ha scelto di operare particolarmente nel continente africano, da cui il nome Medici con l’Africa.
Oggi è presente in 7 paesi dell’Africa a sud del Sahara, in Angola, Etiopia, Mozambico, Sud Sudan, Tanzania, Uganda e Sierra Leone, dove nel corso del 2010 80 operatori sono stati impegnati in 37 progetti di cooperazione.
 
Alcuni dati
In 62 anni di storia:
 
1.366 operatori, tra medici, paramedici e tecnici, hanno prestato servizio specialmente nei paesi dell’Africa sub-Sahariana con una periodo medio in servizio di 3 anni e 4 mesi;
920 studenti sono stati ospitati nel collegio, 640 italiani e 280 studenti ospitati da 34 paesi del Sud del mondo;
150 i programmi realizzati in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri, Unione Europea e varie agenzie internazionali;
211 le strutture sanitarie seguite, di cui 35 ristrutturate o costruite ex novo e attrezzate;
41 i paesi di intervento in Asia, America Latina, Medio Oriente e soprattutto Africa.
Oggi:
Medici con l’Africa Cuamm è attualmente presente in Angola, Etiopia, Mozambico, Sud Sudan, Sierra Leone, Tanzania, Uganda con:
73 operatori: 37 medici, 5 paramedici, 31 tecnici e amministrativi 
37 progetti di cooperazione principali e un centinaio di micro-realizzazioni di supporto, con i quali appoggia: 15 ospedali, 23 distretti (per attività di sanità pubblica, assistenza materno-infantile, lotta all’Aids, tubercolosi e malaria, formazione), 2 centri di riabilitazione motoria, 4 scuole infermieri, 3 università (in Uganda, Mozambico e Etiopia).
(dati aggiornati al 31 dicembre 2011)