Terzo appuntamento con il Martedì del Vescovo, il 26 marzo, presso la chiesa di San Paolo. Una serata di preghiera dedicata alla figura di Luisa Guidotti Mistrali, medico e missionaria modenese, uccisa il 6 luglio 1979 in Zimbabwe, dove da anni si trovava per aiutare la poverissima popolazione locale. La sua storia è stata ricostruita con la visione di un breve documentario e con la testimonianza di Maria Vittoria Libbra, giovane modenese affascinata dalla figura della Guidotti.
“La mia storia con Luisa – ha raccontato Maria Vittoria – è iniziata a un martedì del vescovo come questo. Ci avevano fatto vedere questo video, poi non ricordo chi parlò dopo. Ma quella figura mi rimase impressa. Avevo percepito l’amore, ero riuscita a toccare quasi in modo concreto la sua fede. Con il tempo sono entrata nella vita di Luisa e lei nella mia”.
“Mi hanno impressionato – ha continuato Maria Vittoria – la concretezza missionaria e il suo umorismo, l’incontro fra la carità e la povertà. La considero segno di una chiesa umana, che non ha paura di mostrarsi completamente per quella che è. Io vivevo un momento difficile: non ero riuscita ad entrare a Medicina e andavo spesso a pregare sulla sua tomba, in Duomo. L’anno dopo sono entrata a Medicina a Roma e, una volta laureata, ho voluto visitare ciò che resta della sua missione. E lì ho capito meglio cosa significa la missione: non è un’esperienza o un gioco, è qualcosa che ti svuota dentro, ed è indispensabile essere riempiti da Gesù. Lì ho visto una chiesa che si sveste di ipocrisie e dona la dignità a chi non ce l’ha. Il sacerdote che era presente in quella missione – ha continuato Maria Vittoria – ha definito Luisa “una donna profondamente viva e felice”. Di quante persone possiamo dire la stessa cosa?”.
“Luisa Guidotti Mistrali – ha detto l’arcivescovo Castellucci nel suo intervento finale – era una donna straordinariamente normale, ma piena di vita e di fede. Lavorava tantissimo: dalle sue lettere sappiamo che curava anche trentotto malati al giorno, senza contare le trasfusioni, gli interventi, i bambini fatti nascere, i viaggi in jeep per portare i malati negli ospedali più attrezzati. Eppure diceva di sentirsi sempre “la solita donna di tutti i giorni”. Quando passo davanti alla sua tomba, in Duomo, penso a due frasi che lessi nelle sue lettere: “il Signore non solo ama noi, ma ama in noi” e “il Padre ci lascia sulla croce tre ore, la risurrezione è per sempre””.
Questa sera il quarto appuntamento si terrà nella chiesa di Santa Caterina, con la catechesi di don Luigi Maria Epicoco.