Si rinnova sabato 22 dicembre l’appuntamento col Natale degli sportivi, evento natalizio promosso dalla pastorale diocesana dello Sport e dalla sezione modenese del Centro Sportivo Italiano. Un momento di incontro e festa per tutti gli sportivi modenesi insieme al vescovo Erio Castellucci, che avrà luogo alle 17.30 alla parrocchia di San Paolo. Un appuntamento per riflettere su uno degli ambiti dell’anno pastorale, una delle sfide che vede coinvolte le parrocchie e «una grande opportunità educativa di incontro e testimonianza», come ha scritto il vescovo Castellucci nell’ultima lettera pastorale “Al di là dei loro mezzi”.
Ma gli oratori sono ancora luoghi privilegiati di evangelizzazione? «Certamente sì, ma bisogna mantenere uno sguardo lucido e aperto sulla realtà» risponde don Carlo Bertacchini, che da un anno ha assunto il ruolo di assistente ecclesiastico del CSI raccogliendo il testimone da don Gianni Gherardi. Don Bertacchini, che il 22 dicembre vestirà i panni del padrone di casa visto che della parrocchia di via del Luzzo è il pastore, sottolinea che «lo sport diventa veicolo di evangelizzazione quando è slegato da campanilismi e interessi, purificato da questi aspetti e aperto al cambiamento. Questo non significa seguire il mondo, l’identità dell’oratorio rimane chiara e fondata sul Vangelo, ma vuol dire essere pronti ad intercettare nuove esigenze, nella consapevolezza che lo sport può essere uno strumento efficace all’interno della parrocchia».
Come si declina la pastorale dello Sport a Modena? «Tutto parte dall’incontro con le persone, – risponde don Bertacchini – dalla condivisone e dal lavoro con coloro che seguono la pastorale “sul campo”. Queste figure non sono semplici tecnici o allenatori, ma anche e soprattutto educatori, ed è questo aspetto che cerchiamo di far risaltare quando le incontriamo. La risposta che riceviamo è buona, gli allenatori sono consapevoli della responsabilità del loro ruolo». Lo sottolinea lo stesso vescovo Castellucci nel capitolo della lettera pastorale dedicata all’oratorio, «coloro che operano in parrocchia in questi ambiti, a contatto con i ragazzi, sono chiamati a trasmettere una solida scala di valori: sono di fatto degli educatori a pieno titolo, il cui impatto sui ragazzi è molto forte».
Lo sport aiuta, ma non basta: come in ogni settore sono le persone a fare la differenza: «Con le sue regole, i suoi valori fondati sul rispetto dell’avversario e l’accettazione della sconfitta, lo sport getta le basi e dà un impulso, a prescindere da dove viene praticato. Lo sport – spiega il sacerdote modenese – ci parla di una vita buona e il cristiano deve prendere il meglio da questo ambito, come viene spiegato bene nel documento Dare il meglio di sé del Dicastero per i Laici, la famiglia e la vita». E sulle sfide per il futuro, l’assistente del CSI risponde: «La prima sfida, forse la più importante, è non fare sentire la società sportiva slegata dalla parrocchia, ma pienamente inserita nella realtà parrocchiale. Ci riguarda come Chiesa, perché non riuscire ad integrare le due realtà significa rinunciare ad un ambito di evangelizzazione. Per fare questo serve da parte di tutti rispetto dell’ambiente e dei valori di fondo, al di là della partecipazione alla Messa, che oggi rappresenta il punto di arrivo di un percorso, più che il punto di partenza».
Insomma, l’oratorio può ancora dire la sua in ambito educativo, ma ad una condizione, precisa don Bertacchini: «ritrovare l’entusiasmo di essere Chiesa, la differenza sta tutta lì. Se gli operatori pastorali restano per tradizione non si va da nessuna parte, se invece guardando dentro di loro riconoscono la fortuna di essere Chiesa riusciranno a coinvolgere, ad attirare ed affascinare tutti quelli che incontrano».