L’Arcivescovo ha istituito due nuovi lettori

Sebastian Monteleone

Marco Andreotti

Due nuovi lettori, Marco Andreotti e Sebastian Monteleone, di 34 e 24 anni rispettivamente, sono stati istituiti dall’Arcivescovo Erio Castellucci.
Il loro «Eccomi» – così come stabilito dal rito di istituzione, che riecheggia la risposta di Maria all’Angelo (Lc.1,38) – segna un prima e un dopo nel loro percorso vocazionale.
Perché a chi esercita il ministero del lettorato viene conferita una responsabilità pastorale non indifferente: «Proclamerai la parola di Dio nell’assemblea liturgica; educherai alla fede i fanciulli e gli adulti e li guiderai a ricevere degnamente i Sacramenti; porterai l’annunzio missionario del Vangelo di salvezza agli uomini che ancora non lo conoscono». E il Vangelo dev’essere vissuto in prima persona: «È quindi necessario che, mentre annunzi agli altri la parola di Dio, sappi accoglierla in te stesso con piena docilità allo Spirito Santo; meditala ogni giorno per acquistarne una conoscenza sempre più viva e penetrante, ma soprattutto rendi testimonianza con la tua vita al nostro salvatore Gesù Cristo».

Il rito di istituzione si è tenuto la sera di giovedì 18 aprile nella chiesa parrocchiale di San Francesco, nell’ambito della 61ª Settimana di preghiera per le vocazioni. Erano presenti i seminaristi e alcuni sacerdoti diocesani, che hanno concelebrato la Veglia con l’Arcivescovo.

Si tratta – ha commentato monsignor Maurizio Trevisan, rettore del Seminario, a introduzione dell’incontro – di «una gioia per la comunità del Seminario, che l’anno scorso ha accompagnato Marco e Sebastian (i due candidati, ndr.) nell’ammissione al sacerdozio». Successivamente, si è tenuto il canto di invocazione allo Spirito Santo e la preghiera del Salmo 19. Poi, è stata data lettura al brano dell’Apocalisse di Giovanni ( 10,8), che tratta sul piccolo libretto: «dolce come il miele» per la bocca ma amaro per le viscere. «L’immagine – ha osservato l’Arcivescovo durante l’omelia – significa, per noi, la necessità di assimilare, interiorizzare la parola di Dio, che in bocca è dolce come il miele ma riempie di amarezza le viscere». «È una parola – ha proseguito – che comunica che Dio ci ama, ma che richiede anche di rispondere a questo amore». Tale Parola «esige conversione» e merita che la vita si doni completamente». E rivolgendosi ai seminaristi Andreotti e Monteleone: «Voi, con questa scelta, state dicendo che vale la pena dedicarsi alla Parola, che essa merita la vita». E ancora: «Voi sapete che per questa Parola molte persone hanno dato la vita, hanno deciso di non rinnegarla. E tra la Parola e la vita hanno scelto la Parola, che per noi è incarnata in Gesù». Una Parola, quella di Dio, che è fatta da due libri: «Quello della scrittura e quello della natura» già contenuti nel Salmo 19 e che «si riassumono nella persona di Cristo». Citando l’esempio di san Francesco: egli «era talmente preso da questi due libri, che non poteva leggere l’uno senza l’altro». E se il Santo d’Assisi «è riuscito a dire che il sole e la luna sono fratelli, a estendere questa rete di fraternità» vuol dire che si è capaci di «conoscere la persona di Cristo ». San Francesco, infatti, compose «il Cantico delle creature, non per divinizzare il creato ma per lodare il Signore attraverso di esso». «È il canto – ha osservato – di chi ha interiorizzato le Scritture, quel libro amaro di cui parla l’Apocalisse». Esercizio difficile, il quale insegna che la vita non è «fatta di parole umane, ma della Parola di Dio» che va distinta da «quelle umane». Il risultato: «la Parola di Dio resta» mentre «quelle vane cadono nel vuoto».

A conclusione dell’omelia, l’Arcivescovo ha ribadito «Chi è chiamato a dedicare la propria vita all’annuncio del Vangelo» unisce «l’attività evangelica con quello che vive» cosicché «tutto ruoti intorno alle Scritture». Occorre – ha spiegato monsignor Castellucci – inserire «tutto quello che si fa alla luce di un messaggio che coinvolge l’intera persona», mantenendo viva «la capacità di appassionarsi».
L’omelia è stata seguita da un momento di silenzio e di riflessione e dalla consegna, da parte di monsignor Castellucci, della Sacra scrittura a ciascun candidato con le seguenti parole: «Ricevi il libro delle sante Scritture e trasmetti fedelmente la Parola di Dio, perché germogli e fruttifichi nel cuore degli uomini».
A conclusione della Veglia si è tenuto un momento di convivialità tra i presenti.