Riuscire a trasmettere in pieno tutta la ricchezza dell’esperienza vissuta a Desenzano non è cosa facile! E’ come voler raccontare a parole tutta la bontà di una torta senza poter farla assaggiare; è come voler trasmettere tutta la bellezza di un dipinto senza poter farlo vedere!
Ecco sì, il paragone del dipinto può aiutarci nella trasmissione della nostra esperienza così come – lo abbiamo vissuto in prima persona – un’opera d’arte può diventare strumento formidabile per la trasmissione a tante donne e uomini del nostro tempo, di ciò che noi cristiani abbiamo di più prezioso: Il Vangelo, la speranza, la nostra fede!
E abbiamo quindi pensato di poter paragonare questo corso a una piccola opera d’arte! Sì, a un vero dipinto fatto di colori, forme, persone, atmosfere, luci e messaggi da comunicare.
Proviamo allora a trovare le parole per descrivere i giorni di Desenzano utilizzando il metodo che don Antonio Scattolini insieme agli altri componenti dell’equipe, in questi giorni, ci hanno insegnato per poter trasformare un’opera d’arte in una preziosa occasione di annuncio di Vangelo.
1° momento: “Mettersi davanti all’opera”
(Semplicemente guardarla e provare a dire ciò che si vede con gli occhi e col cuore.)
La prima cosa che ci ha colpito al nostro arrivo nella casa “Mericianum” è stata una sorprendente accoglienza. Le persone: più di 50 da più parti d’Italia, si salutavano, si sorridevano, ci comunicavano una grande gioia di essere lì. Gli organizzatori poi avevano una parola e un’attenzione per tutti, e questo è stato molto bello per noi che non solo non conoscevamo quasi nessuno, ma non avevamo mai partecipato ad un’esperienza del genere.
Un’altra cosa che ci ha sorpreso è stata una puntualissima organizzazione.
Tutto era stato pensato fin nei minimi particolari, perché ognuno potesse sentirsi a casa. Questo si è “visto” dal primo momento all’ultimo, dai pasti alle conferenze, dai momenti di preghiera, ai laboratori, alla visita guidata al Duomo di Desenzano, alla Messa conclusiva e ai saluti prima del ritorno a casa. Come in un dipinto, ogni particolare non era stato messo lì a caso ma aveva un suo senso, una ragione, un significato.
2° momento: “Guardare dietro all’opera”
(Capire cosa ci sta dietro, il contesto, l’autore e la sua vita)
Dietro ad ogni opera d’arte c’è innanzitutto un autore col suo mondo e la sua storia tutta da conoscere, da capire, da rispettare. Dietro al laboratorio di Desenzano c’era tanta passione per il Vangelo e per il mondo, tanta fede in Gesù e tanta “com-passione” per le persone che ancora non Lo conoscono o che non Lo sanno più riconoscere.
Dietro a Desenzano c’era fratel Enzo Biemmi con le sue intuizioni sulla nuova evangelizzazione (da lui ribattezzata “secondo annuncio”), e c’era il vulcanico don Antonio Scattolini che a Verona ha creato il centro diocesano Karis, (in cui l’arte si mette al servizio della pastorale), intessendo all’interno della sua Diocesi, ma anche nella Chiesa italiana, una rete sempre più fitta di appassionati, esperti, docenti, operatori nel campo dell’arte e della pastorale che si mettono a servizio del Vangelo.
Dietro a Desenzano c’era un’equipe collaudata di esperti d’arte, o meglio un gruppo di amici, che da anni cammina insieme: Silvia D’Ambrosio, Ester Brunet, Ivonne Dohna, Cristina Falsarella, Andrea Nante, esperti d’arte di altissimo profilo culturale e professionale, certamente diversi fra loro ma che insieme formano un cocktail contagioso di passione e vitalità.
Dietro al corso di Desenzano c’era anche la preziosa collaborazione con il nostro ufficio catechistico diocesano con la presenza nell’equipe di don Luca Palazzi e Gabriella Romano, che hanno portato unitamente alla loro esperienza e competenza anche il prezioso contributo della nostra Chiesa di Modena.
3° momento: “Mettersi dentro l’opera”
(Entrarci in prima persona, mettersi in gioco, lasciarsi interpellare)
Mettersi “dentro” un’opera d’arte significa fare incontrare la propria umanità con l’umanità dell’autore e lasciarsi raggiungere lì dall’annuncio di un Vangelo che – come ci ha detto Biemmi – non ha come scopo quello di farci diventare più “religiosi” ma piuttosto quello di farci diventare sempre più umani, modellando la nostra vita su quella di Gesù, vero uomo nuovo, modello di un umanità che attraverso la Sua morte e Resurrezione è stata salvata, riscattata, divinizzata.
Attraverso le opere d’arte che ci sono state proposte in questi giorni abbiamo anche noi accettato di metterci in gioco. Con l’arte abbiamo ascoltato, guardato, dialogato, meditato, pregato, condiviso esperienze, emozioni, storie. Attraverso l’arte illuminata dal Vangelo ci siamo sentiti raggiunti noi per primi da quel secondo annuncio che tanto desidereremmo portare ai molti giovani e adulti che si affacciano alle porte delle nostre parrocchie per chiedere Sacramenti e Fede per i loro bambini e forse non solo!
4° momento: “Ritornare davanti all’opera”.
(Riguardarla con occhi nuovi e scoprirsi un pochino cambiati dall’ incontro con l’Altro)
Di ritorno da Desenzano, ci siamo sentiti cresciuti, arricchiti, maturati.
Abbiamo pensato di paragonare questo corso a un’opera d’arte perché in questi giorni abbiamo sentito soffiare il “genio” creatore dello Spirito Santo.
L’aver fatto questa esperienza insieme come coppia di sposi ci ha inoltre offerto un’occasione preziosa di dialogo, di confronto, di condivisione.
Siamo arrivati a Desenzano l’uno con la passione per l’Arte e l’altra con la passione per l’annuncio del Vangelo. Abbiamo trovato nell’annuncio del Vangelo con l’arte, un’ottima occasione per ri-evangelizzare anche il nostro matrimonio!