L’accoglienza nelle parrocchie

 
Lo scorso 22 maggio l’assessore ai servizi sociali Francesca  Maletti e la responsabile del Servizio Sociale dott. Annalisa Righi hanno incontrato i centri di ascolto della città per ringraziarli del lavoro svolto specialmente durante l’inverno a favore di persone e famiglie disagiate. All’incontro erano presenti anche il Vicario don Federico Pigoni, il direttore della Caritas diocesana Giuseppina Caselli. In particolare il ringraziamento è andato alle 5 parrocchie della città che sono riuscite a realizzare un servizio di accoglienza invernale notturno, iniziato nel tardo autunno e protratto fino a fine Marzo. Si tratta delle parrocchie di Gesù Redentore, Regina Pacis, S. Agostino, Beata Vergine Addolorata e Baggiovara. Le persone ospitate sono state mediamente 2 – 3, per un totale di una quindicina. Le formule di accoglienza sono state varie, in relazione anche alle risorse abitative e di personale volontario di ciascuna parrocchia. In tutti i casi si garantiva un posto letto, un minimo di suppellettili, in una stanza riscaldata ed un servizio igienico efficiente. Si è andati da soluzioni spartane – un materassino gonfiabile la sera e sgonfiabile al mattino –  a soluzioni più ricche con stanze arredate e colazione mattutina. Si tratta di persone conosciute e affidabili, che hanno potuto essere accolte con la supervisione e la presenza attiva sia del Centro di Ascolto di Via dei Servi, che dei Servizi Sociali del Comune di Modena. Questo ha consentito alle singole parrocchie accoglienti e ai volontari di non sentirsi soli con la possibilità di poter ricevere aiuti in qualsiasi momento, comprese le forze dell’ordine. Il percorso è stato preparato e seguito con cura e attenzione e tutte le accoglienze sono state portate a termine con successo, con soddisfazione sia degli ospiti che dei volontari coinvolti. Ai volontari non era richiesta nessuna competenza particolare, se non quella di saper accogliere e monitorare la presenza degli ospiti, a cui erano state illustrate le caratteristiche dell’accoglienza stessa e le regole di apertura e chiusura e gestione degli spazi.
Una cosa particolarmente interessante riguarda l’esperienza di Regina Pacis. Dal momento che il parroco non risiede in canonica una cinquantina di volontari si sono susseguiti negli 80 giorni di accoglienza, tra loro anche una famiglia, che si è trasferita per una notte in parrocchia coinvolgendo anche i figli in questa azione. Un altro elemento molto interessante riguarda il coinvolgimento di un volontario di S. Lazzaro che ha partecipato al percorso di accoglienza di Regina Pacis. Per le prossime accoglienze, l’idea di riunire le forze di diverse realtà parrocchiali sarà vincente: può darsi che una parrocchia non abbia i locali, qualche altra non abbia personale volontario sufficiente, insieme si potrà ugualmente costruire un servizio efficiente.
Al momento sono in corso di progettazione nuove  formule di accoglienza sul territorio;   tutte le realtà interessate all’accoglienza si incontreranno a settembre, per coordinare meglio l’accoglienza in vista dell’inverno.
In conclusione, uno dei dati significativi dell’esperienza è il ritorno avuto dai volontari che si sono impegnati: il tema della Carità non si esaurisce nella distribuzione di alimenti o vestiti relegata nei locali in fondo alla parrocchia, ma deve essere una esperienza viva, che coinvolge la comunità e la interroga.