Il 2 febbraio si raduneranno nella Basilica abbaziale di Nonantola i 37 Istituti religiosi che vivono sul territorio dell’arcidiocesi. Sarà presente una folta rappresentanza di circa 300 religiosi di diversi ordini, congregazioni, istituti secolari, movimenti laicali, maschili e femminili, che operano sul campo. Una giornata di riflessione e di preghiera nella storica Abbazia che ha ripreso le sue attività il 16 settembre scorso, dopo il consolidamento dovuto per il sisma del 2012.
Presiederà l’assemblea l’arcivescovo–abate Erio Castellucci, nella giornata dedicata alla vita consacrata, che coincide con la festa liturgica della Presentazione del Signore, episodio dell’infanzia di Gesù raccontato da Luca, al capitolo 2, versetti 22–40. Secondo la tradizione giudaica il bambino (Gesù) viene portato al Tempio, dopo otto giorni dalla nascita, per essere circonciso ed essere consacrato a Dio come tutti i primogeniti e i figli maschi. Alla madre spetta il rito di purificazione per il parto, che rendeva «impura» la donna. Il rito consisteva nell’offerta, nel caso dei poveri (Maria e Giuseppe), di una coppia di tortore o giovani colombi. L’offerta era anche il «riscatto» del primogenito presso Dio prima di riportarselo a casa. Al di la del festa liturgica, i religiosi convenuti si interrogheranno, non tanto sulla loro identità, quanto sulla crisi vocazionale che attanaglia il settore.
Nel recente passato hanno lasciato Modena i Gesuiti, i Domenicani, i frati Minori francescani, i Cappuccini di Modena, i Salesiani, i Redentoristi e alcune comunità femminili. I numeri sono con il segno meno davanti. Non ci sono giovani in arrivo, Quale sarà il domani? Abbiamo incontrato don Marino Adani, superiore della comunità dei Paolini, vicario episcopale per la vita consacrata.
Don Marino, i numeri vocazionali in rosso la preoccupano?
Non preoccupano solo me, ma tutta la Chiesa che da 50 anni soffre la crisi delle vocazioni, la denatalità nell’Occidente e il benessere in cui sono cresciuti i “figli unici” non facilitano una vita di di comunità dedicata a un ideale.
Crisi di fede nelle famiglie?
Anche. Però vorrei dire che i numeri matematici non corrispondono ai logaritmi dello Spirito Santo. È Dio che sceglie e crea le vocazioni religiose per la sua messe. Noi preghiamo, lo sollecitiamo che non ci lasci soli, senza eredi. È nel “suo” interesse che non si disperda il Vangelo e non vincano le tenebre sull’opera luminosa di Cristo Redentore. Io credo nella preghiera.
Un orante fiducioso, non rischia di essere un sognatore?
Il sogno nella Bibbia è uno dei modi con cui Dio manda i suoi messaggi. Essere fiduciosi in Dio vuol dire avere i piedi ben piantati sulla terra. Pensi a Madre Teresa di Calcutta, oggi santa. Lo sa che la preghiera stimola molto la creatività? Così facevano i Padri Fondatori e la Madri Fondatrici degli Istituti religiosi. Nella varietà dei carismi ci sono i loro sogni, le loro preghiere.
Se questo vero, la Basilica abbaziale di Nonantola è il luogo ideale per riflettere, pregare, sognare. Nella lunga storia della Comunità benedettina (fu fondata dal monaco benedettino Anselmo nel 752), migliaia di monaci nei secoli vi hanno vissuto, pregato, lavorato e sognato. Prima i Benedettini, poi i Cistercensi. Nell’archivio benedettino dell’Abbazia sono conservate 5.550 pergamene che raccontano antiche storie.«Prega e lavora», era il motto di San Benedetto ( ora et labora). A pensarci bene, quando gli uomini e le donne consacrate a Dio, di tutti i tempi, si mettono a riflettere e pregare, innescano quasi sempre una rivoluzione. Con le armi della pace.