È rientrata in Duomo lunedì 12 luglio, dopo un’assenza di oltre due anni, la prestigiosa “Pala di San Sebastiano” dipinta da Dosso Dossi tra il 1518 e il 1521 su commissione della Mensa dei preti del Duomo, per la loro Cappella dedicata ai santi Sebastiano e Rocco.
Alla presentazione ufficiale, svoltasi in Cattedrale, sono intervenuti monsignor Erio Castellucci, arcivescovo-abate di Modena-Nonantola, monsignor Luigi Biagini, arciprete del Capitolo metropolitano, Edy Gambetti, vicepresidente di Coop Alleanza 3.0, Simona Roversi, direttrice dell’Ufficio diocesano beni culturali ecclesiastici, Serena Goldoni del Coordinamento Sito Unesco di Modena, Mirella Cavalli della Soprintendenza archeologia Belle Arti di Bologna e il restauratore Daniele Bizzarri. Presente anche il sindaco di Modena, Gian Carlo Muzzarelli.
L’evento è stato inserito all’interno delle celebrazioni per l’837° anniversario della dedicazione del Duomo, avvenuta il 12 luglio 1184 ad opera di Papa Lucio III, con la Messa presieduta dal Vescovo alle 18.
La “Pala di San Sebastiano”, ritenuta dagli storici dell’arte tra i massimi capolavori del Dossi (vero nome Giovanni Francesco Luteri, nato nel 1486 e morto nel 1542), ha da poco compiuto 500 anni: proprio nel maggio 1521, infatti, il dipinto fu concluso e arrivò a Modena per essere collocato all’interno del Duomo. Rappresenta in alto la Madonna con Gesù Bambino e i santi Rocco e Lorenzo sulle nubi circondati da una gloria di cherubini e angioletti, mentre la zona inferiore è occupata dalle figure imponenti dei santi Giovanni Battista, Sebastiano e Giobbe. Da alcuni anni la Pala mostrava problemi conservativi, tra cui una larga lesione del legno in basso a destra e colori offuscati da una pesante patina scura e giallastra.
L’opportunità di intervenire è stata offerta nel 2018-2019 dall’iniziativa «Opera Tua» con cui Coop Alleanza 3.0 finanzia il recupero e la valorizzazione di importanti beni artistici in tutta Italia, votati dai soci coop. La selezione dell’opera modenese tra le tante in lizza e le successive fasi sono state realizzate grazie alla collaborazione tra l’Associazione beni italiani patrimonio mondiale Unesco, il Coordinamento del sito Unesco di Modena, “Fondaco Italia”, società per la valorizzazione dei beni culturali, e l’Ufficio diocesano beni culturali ecclesiastici, in accordo con il Capitolo metropolitano del Duomo.
Per tutta la durata del restauro, è stato possibile seguire lo stato di avanzamento lavori sul sito www.coopalleanza3-0.it nella sezione dedicata al progetto oppure dall’url all.coop/operatua. A fine marzo 2019 il dipinto lasciava il Duomo per essere trasferito nel laboratorio del restauratore modenese Daniele Bizzarri ed essere sottoposto all’intervento di recupero che inizialmente prevedeva il risarcimento della fessurazione, il trattamento antitarlo del supporto, il consolidamento della pellicola pittorica, la pulitura ed il ritocco pittorico finale. Tuttavia, una volta giunta in laboratorio l’opera ha mostrato un degrado molto più grave del previsto, in particolare al legno di supporto interessato da fenditure passanti e deformazioni: si è dovuto chiamare un esperto da Firenze, Roberto Buda, che ha risanato il sistema di sostegno del tavolato rendendolo nuovamente flessibile e adattabile alle sollecitazioni causate dal variare della temperatura e dell’umidità dell’ambiente.
La successiva eliminazione delle ridipinture ha riportato alla luce, nella parte alta del dipinto, alcune figure originali rimaste coperte per secoli: due cherubini e, nel lato sinistro, un bellissimo vivace angioletto che sorregge un cartiglio.
Le indagini diagnostiche (riflettografia infrarossa Ir e ultravioletta Uv e microfotografia con microscopio digitale) effettuate da Andrea Rossi hanno permesso di attestare la presenza e consistenza delle figure sotto un tenace strato oleoso di ridipintura e quindi procedere in sicurezza alla loro svelatura.
Queste ultime operazioni, insieme alla sistemazione del supporto ligneo, sono state finanziate grazie a contributi in parte dell’associazione “Amici del Duomo” e soprattutto ai fondi 8xmille alla Chiesa Cattolica, erogati dalla Diocesi al Capitolo metropolitano.
Si è trattato di un intervento molto complesso, condotto in modo multidisciplinare, e che ha visto diversi esperti alternarsi per risolvere i vari “malanni” di questo antico capolavoro, sotto la guida competente delle dottoresse Elena Marconi e Mirella Cavalli della Soprintendenza Belle Arti di Bologna, incaricate dell’alta sorveglianza sul restauro, con la partecipe collaborazione di Simona Roversi, direttrice dell’Ufficio diocesano beni culturali.
Di seguito alcuni scatti dell’evento di presentazione del restauro dell’opera di Dosso Dossi