La chiesa Regina Pacis è l’ultimo tassello di una storia che comincia nel 753. Lo sviluppo demografico ed urbanistico a sud della ferrovia nella seconda parte del ‘900 crea un nuovo quartiere della città, oggi abitato da più di 8200 persone, che abitualmente viene chiamato Modena Est. Passando per alcuni luoghi di fortuna per le celebrazioni, con la costruzione della prima sede provvisoria, in uso dal 1984, la nuova realtà parrocchiale prende il nome di Regina Pacis. All’inizio degli anni ’90, la comunità decide di avviare la progettazione e la realizzazione del centro parrocchiale definitivo, scegliendo, tra altre, la proposta dell’architetto Paolo Sorzia. Tra il 1999 e il 2001 si realizzano le opere parrocchiali, che comprendono anche una Casa della Carità.
La nuova chiesa, iniziata a fine marzo 2017, verrà dedicata dall’Arcivescovo Erio Castellucci domenica prossima, 15 settembre, con la Solenne Celebrazione Eucaristica alle ore 17.00.
Il progetto riprende ed attualizza l’immagine della tenda biblica come luogo d’incontro nel deserto del popolo di Dio. Esternamente appare costituita da una successione di teli curvi che non si sovrappongono, lasciando aperture laterali, e che sono trattenuti a terra da tiranti inclinati caratteristici nella posa delle tende. I due teli laterali all’ingresso si allargano dall’alto al basso, scoprendo la grande porta in legno contornata da un portale in pietra che esalta le parole di Gesù «Io sono la porta».
Segno concreto del fluire delle diverse attività della comunità che hanno come apice il momento della preghiera è la presenza della pensilina, un percorso protetto che «lega» le sedi delle attività catechistiche, caritative e ricreative alla chiesa, fino a fondersi con essa attraverso il morbido movimento ascendente della copertura del battistero. Entrando in chiesa, a destra e a sinistra, si celebrano così i sacramenti di rinnovamento spirituale, il Battesimo e la Riconciliazione, poi le due pareti curve della chiesa si aprono a raffigurare le braccia dei fedeli in preghiera rivolte all’altare e, corrispondentemente, dall’altare si allargano verso i fedeli due più ampie pareti o braccia ad accogliere la preghiera. Si definisce in questo modo lo spazio liturgico dell’aula come luogo d’incontro con il Signore. L’incontro avviene nella luce di grandi aperture che vogliono favorire l’ingresso in chiesa non solo dei membri della comunità, ma di tutto il mondo esterno e trasmettere fuori il messaggio evangelico. La realizzazione architettonica attua l’indicazione conciliare del prologo del Vangelo di Giovanni «il Verbo si è fatto carne ed ha posto la sua tenda in mezzo a noi» e la sollecitazione di Papa Francesco di costruire una chiesa «in uscita», aperta sul sagrato che è vero ponte tra la tenda e la strada. La dedicazione sarà preceduta venerdì da un pellegrinaggio che partirà dal Duomo. Alla lampada che arde alla tomba di san Geminiano sarà accesa una torcia per portare questa luce, segno della fede trasmessa, nella nuova chiesa.
Dopo la Dedicazione ci saranno altri due appuntamenti: domenica 22 alle 17 il concerto con Le Verdi note dell’Antoniano e mercoledì 25 alle 21 un incontro su Il significato della nuova chiesa e delle opere d’arte.
P. Gianluca Sangalli, dehoniano, parroco di Regina Pacis