Tre istituti coinvolti, venti sedi di servizio e 65 studenti impegnati.
Alla parrocchia di Gesù Redentore si è tenuta la tappa conclusiva di «Si può fare», il progetto di volontariato rivolto agli studenti promosso da Caritas diocesana, con la collaborazione del Centro missionario. Una mattinata per ripensare al percorso iniziato a novembre e tre laboratori per riflettere su alcune tematiche che, direttamente o indirettamente, sono entrate nelle loro esperienze di servizio: i muri, i confini e il viaggio. «Quest’anno c’è stata una bella adesione, – spiega Stefano Ascari, operatore della Caritas diocesana – la risposta dei ragazzi e dei tutor è stata molto positiva, segno che il desiderio di mettersi in gioco da parte dei giovani c’è, bisogna orientarli e proporre percorsi adatti. Quello che chiediamo ai ragazzi è la continuità e la fedeltà all’impegno. Per il futuro vogliamo rinnovare il progetto e miglioralo ancora, perché riteniamo la scuola un luogo irrinunciabile per noi, dove possiamo far incontrare i ragazzi con un volto della Chiesa che forse non conoscono». All’incontro c’erano anche i docenti, primi promotori di «Si può fare» nelle scuole coinvolte, Selmi, Sigonio e International School of T Modena di Montale: «Con questo progetto – spiega Nicoletta Carrieri, professoressa di Religione al Selmi – i ragazzi riescono a conoscere meglio loro stessi ed entrano in contatto con il mondo della fragilità. La scuola propone tanti progetti per rendere più partecipi e consapevoli i ragazzi, le proposte non mancano, semmai manca il tempo per approfondirle». Al termine della mattinata, le ragazze e i (pochi) ragazzi hanno ricevuto l’attestato di partecipazione al progetto, e alcuni hanno già dato appuntamento al prossimo anno, come Sara Vaccari, studentessa di terza del Liceo Carlo Sigonio, volontaria allo Spazio Anziani: «Voglio continuare già a giugno, perché questa esperienza mi ha aiutato a crescere e a diventare più sicura di me. Questo progetto ti forma sia a livello umano sia a livello educativo, lo consiglio a tutti». Le fa eco Francesca Zanetti, che frequenta la terza del Selmi Linguistico e ha fatto volontariato al Centro diurno della Caritas: «È un’esperienza che mi ha aperto gli occhi sul mondo. Mi sono relazionata con persone dal passato difficile, che pensavo chiuse e diffidenti, invece erano aperte al dialogo. All’inizio avevo paura di fare domande troppo esplicite e di non essere all’altezza, ma col passare del tempo è andata sempre meglio e mi sono sentita davvero utile».
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