Il Tesoro dell’Abbazia

 
Il materiale esposto nella prima delle due sale del Tesoro abbaziale, come abbiamo accennato, è stato rinvenuto durante la campagna d’inventariazione dei beni storico-artistici promossa dalla CEI e condotta dall’équipe dell’Ufficio per i Beni Culturali Ecclesiastici dell’Arcidiocesi di Modena-Nonantola. Durante uno dei sopralluoghi all’interno dell’Abbazia, effettuato il giorno 6 marzo 2002, è stata ispezionata la nicchia-sacrario ricavata nel lato sud del presbiterio superiore, a destra dell’altare di San Silvestro.
In essa era collocata una cassetta in legno di noce da cui fuoriuscivano frammenti di stoffa che hanno sollecitato la visione completa del contenuto.
Una volta aperta, essa ha rivelato una cospicua serie di oggetti, oltre 300 tra tessuti, piccoli reliquiari, schegge ossee, croci, chiodi, borchie, puntali, paste vitree, pietre dure, bottoni, monete e lamine metalliche, sistemati alla rinfusa, differenti tra loro quanto a materiali, epoca, fattura e stato conservativo. A seguito di una loro accurata visione e catalogazione, si è ipotizzato potersi trattare del materiale proveniente dalla ricognizione delle reliquie dei Santi nonantolani effettuata nel 1914.
Da un punto di vista artistico, tra i vari manufatti rinvenuti, risultano particolarmente rilevanti i due frammenti tessili maggiori, di colore rosso e giallo, che mostrano una raffinatezza esecutiva straordinaria, oltre che motivi iconografici antichi e rari.
A questo primo rinvenimento ha fatto seguito, il 30 ottobre 2004, la fortuita scoperta di un terzo reperto in una busta dell’Archivio della Curia Abbaziale, che è un’ulteriore e notevolissima porzione dello sciamito rosso precedentemente trovato e a cui è stato ricongiunto in fase di restauro.
A motivo, infatti, del precario stato conservativo di alcuni oggetti, in maniera particolare dei tessili e dei reliquiari di legno, si è reso necessario un loro intervento di pulitura e restauro avvenuto in diverse fasi e curato dalla Soprintendenza per i Beni Artistici Storici ed Etnoantropologici di Modena, con il finanziamento del Ministero per i Beni e le Attività culturali.
Nella sala, oltre ai due straordinari sciamiti (l’uno rosso con aquile, l’altro giallo ricamato) e alcuni frammenti tessili minori tutti di epoca medievale, è possibile ammirare una selezione rappresentativa dei vari reperti, raggruppati in base alle diverse tipologie, che illustrano efficacemente la complessa varietà del ritrovamento. Infine, all’interno di un suggestivo allestimento che cerca di ricreare un’atmosfera insieme di raccoglimento e stupore, è esposta l’arca che per secoli ha conservato le sacre spoglie dei santi venerati a Nonantola posta un tempo all’interno del mausoleo costruito nel presbiterio dell’abbazia.
La seconda sala, invece, in un allestimento che vuole favorire l’ammirazione ma soprattutto la contemplazione, sono esposti le tre preziosissime stauroteche (uno dei quali conserva il secondo frammento più grande al mondo giunto ai nostri giorni della Santa Croce), la lipsanoteca di San Silvestro I papa e il reliquiario dei Santi Senesio e Teopompo, di cui proprio in questi giorni ricorre il Centenario della Traslazione a Nonantola.
Con questo nuovo allestimento, finalmente, l’antico Tesoro abbaziale è ricomposto e riunito nei suoi principali e più importanti elementi, tra cui non potevano mancare anche i tre codici superstiti dell’antico scriptorium nonantolano: l’Evangelistario ‘di Matilde di Canossa’, il Graduale (rarissimo codice musicale) e l’Acta Sanctorum, che raccoglie le vicende legate alla vita del cenobio nonantolano e alla devozione dei santi le cui reliquie da secoli sono custodite e venerate in abbazia.
In via eccezionale, proprio in occasione della presentazione dei reperti, saranno esposti in museo ‘ per un tempo limitato ‘ gli originali delle più importanti e antiche pergamene conservate nell’archivio abbaziale, tra cui un documento di Carlo Magno e uno della contessa Matilde di Canossa.
Ma questo è soltanto il primo traguardo del museo, cui seguirà, il prossimo autunno, la realizzazione del percorso espositivo stabile della sezione diocesana con importanti opere d’arte provenienti dalle parrocchie: in questo caso si tratterà di dare compimento a quelli che sono tra gli obiettivi primari di un museo diocesano, cioè la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio artistico ecclesiastico, sempre più a rischio dispersione e distruzione a causa dell’incuria, dell’oblio e dei furti.
Una volta realizzati questi due passaggi fondamentali, il Museo potrà finalmente progettare e svolgere iniziative volte alla valorizzazione dell’inestimabile patrimonio di arte e fede che ci è stato lasciato in eredità.