Quattro uomini, impegnati nel lavoro e nella testimonianza di fede, hanno offerto oggi il proprio contributo alla riflessione diocesana sull’unità tra fede e vita,nel secondo appuntamento della Tre Giorni pastorale sul tema ‘Lavoro e festa. Educare alla reciprocità tra fede e vita’,
Paolo Golinelli, imprenditore formiginese, sposato, padre di 4 figli, ha raccontato come è ingannevole la promessa di felicità legata al consumo di oggetti, quando ogni azione non ha al centro l’uomo, ma solo un ritorno economico. Solo con un nuovo stile di vita diventiamo il collegamento tra lavoro e festa.
Claudio Barbari, anche lui sposato, padre di 6 figli, medico di mille bambini, diacono nella parrocchia del Tempio, ha centrato sulla celebrazione della Messa l’unità di ogni cristiano, una Messa da riscoprire nei suoi gesti e passaggi fondamentali, perché sia fonte e culmine della nostra vita. La celebrazione ci insegna ad ascoltare gli altri come ascoltiamo il Signore.
Giuseppe Mulas, giovane assegnista di ricerca, impegnato nelle Acli giovanili, ha descritto come la precarietà nel lavoro si traduce per i giovani in precarietà sociale. Tra i giovani, 14 su 100 non studiano, non hanno un lavoro, non lo cercano neppure: sono il simbolo di una generazione che ha perso la speranza in un lavoro dignitoso e quindi di trovare un posto in questa società.
Obeng Boateng, della comunità ghanese cittadina, sposato e padre di 4 figli, in cammino per il diaconato, ha arricchito il dibattito con la visione africana del giorno del Signore, diviso tra la celebrazione e la famiglia. Lavorando il sabato e la domenica senza soste, la vita diventa molto pesante se ti costringono a vivere come se Dio non esistesse, la fede si allontana dalla vita.
I partecipanti si sono poi divisi in gruppi, secondo le zone di provenienza, per confrontarsi sui contenuti.
In allegato gli interventi integrali dei quattro testimoni