I nuovi percorsi di catechesi

La sperimentazione sull’iniziazione cristiana è finita. Con queste parole possiamo sintetizzare l’incontro di giovedì 9 giugno, al quale erano presenti 15 parrocchie che da anni percorrono la via del rinnovamento dell’Iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi. Le prima, ormai partita quasi 10 anni fa, e le successive a seguire, fino agli ultimi ingressi.
 
Sì, la sperimentazione è finita, perché ormai per queste parrocchie l’esperienza ha assunto una sua stabilità e alcune linee di rinnovamento pastorale e teologico, non sono più in discussione.
 
Durante l’incontro ‘ interamente dedicato alla presentazione delle esperienze dei gruppi di catechisti rappresentanti di queste parrocchie ‘ è emersa una costante preoccupazione di uscire dalla trappola della domanda-offerta, quell’atteggiamento, cioè che considera gli adulti che chiedono il catechismo come ‘clienti’ (che tentano di acquistare il prodotto al minor prezzo) e i rappresentanti della comunità come ‘venditori’ (che non vogliono svendere il loro prezioso prodotto). In questa logica commerciale c’è chi è convinto di avere delle richieste legittime che debbono essere soddisfatte dalla parrocchia (i genitori) e chi è convinto di essere proprietario di beni che può amministrare secondo i suoi criteri (i catechisti).
 
Questa logica della domanda-offerta è devastante, ma purtroppo è ancora molto presente in molte comunità ed è una logica che prevede una transazione, mentre invece nel cammino di fede e di accompagnamento ai sacramenti siamo nella logica della trasmissione di un dono. Occorre mantenere il difficile equilibrio tra essere aperti a tutti senza cadere nell’errore di essere in svendita.
Discernimento condiviso da molti è quello che si tratta di abbandonare la logica dei numeri, perché se non si abbandona questa allora si rimane incastrati nella morsa della domanda-offerta. Se fin dall’inizio gli adulti, genitori dei ragazzi si sentono dire che c’è una libertà di adesione e che i sacramenti non sono una tappa obbligata, allora si scopre che accordando questa fiducia, loro stessi diventano capaci di cambiare il proprio approccio alla catechesi. Con risultati, anche di tipo numerico, del tutto lusinghieri, perché nei gruppi di adulti la maggioranza dei genitori partecipa a tutto l’itinerario e si fa coinvolgere, in vario modo, nell’attività di catechesi.
 
L’altro polo dell’incontro, sul quale le parrocchie presenti si sono scambiate le proprie esperienze, riguarda il rinnovamento del linguaggio. In queste comunità accade di accogliere tanti ‘ricomincianti’, adulti che imparano a sentirsi di nuovo ‘a casa loro’, là dove invece sentivano di essere del tutto fuori. Questi adulti hanno bisogno un nuovo linguaggio della fede, agganciato a quello della loro esperienza di vita quotidiana e questo è possibile grazie ad esperienze di condivisione e, di racconto personale’ E questi nuovi linguaggi ed esperienze hanno portato tanto anche a persone di vecchia appartenenza, benché qualcuno si è spaventato per questa libertà di parola. Certo, invitare le persone ad una riformulazione personale della fede incoraggia molti e spiazza alcuni, abituati ad una adesione passiva. Appropriarsi del proprio cammino di fede è più faticoso! Ma la sequela di Gesù è sempre personale. 
 
Il rinnovamento del linguaggio, poi, non è solo un ‘vestito’ che si indossa per rendere più attraente la comunità: si tratta di un cammino che va in profondità e che porta a ripensare la stessa teologia e pastorale dei sacramenti. L’eucarestia non è il pane dei peccatori, anziché il pane dei perfetti? E i gesti liturgici non dovrebbero essere meno solenni e più feriali, per essere segno esplicito di un amore gratuito che non è riservato ai pochi eletti?E che dire dell’ordine dei sacramenti, quando come primo momento del percorso di celebra un sacramento che non è proprio dell’iniziazione cristiana, la penitenza?
 
Un percorso, quindi, che porta queste comunità a maturare delle convinzioni pastorali e anche teologiche che rendono la catechesi di nuovo protagonista del cammino di generazione e di formazione delle comunità parrocchiali, mentre la stanchezza e la demotivazione presente in tante parrocchie tende a relegarla ad ambiti marginali e a renderla infeconda.
I limiti e le esigenze di crescita sono ancora tante, perché siamo comunque su un terreno nuovo. Una fra tutte: siamo ancora un po’ troppo preoccupati di ecclesializzare e di produrre parrocchiani invece di evangelizzare e far nascere dei credenti. Spesso nelle nostre comunità non si sa come mantenere ‘vivo’ un cristiano che nasce e che non si metta a ‘fare servizio’ alla comunità. Il credente non si identifica con il cristiano impegnato in pastorale. Sì, il cammino è ancora lungo, ma in tanti sono già in pellegrinaggio verso nuove mete di vita cristiana, suggerite dallo Spirito che sempre rinnova la Chiesa.