“Sono partita il 15 gennaio con un gruppo di altri 34 ragazzi dell’Emilia–Romagna alla volta di Panama, e confesso che i miei dubbi erano tanti: essendo l’unica della mia diocesi, avevo paura di non trovarmi bene con il gruppo, o di non riuscire a vivere a pieno questa esperienza. Alla fine tutto si è rivelato infondato. Già dalla prima settimana di gemellaggio a Las Tablas, cittadina della diocesi di Chitrè, non sono solo stata accolta a braccia aperte da una simpatica signora che mi ha ospitata una settimana, ma anche da questo gruppo fantastico di ragazzi, con cui in poco tempo siamo riusciti realmente a creare legami indissolubili – racconta Ilaria Alaimo, 20 anni, della parrocchia di San Faustino – . I giovani del luogo avevano preparato per noi tantissime attività: concerti, tornei sportivi e visite in comunità ancora più piccole dove abbiamo potuto veramente conoscere la storia di questo paese grazie a balli tipici, piatti tradizionali e tanta allegria.
La gioia era infatti sempre una costante e andava a creare un clima di festa che era principalmente dovuto alla presenza di noi pellegrini: “Quando ve ne andrete piangeremo’” mi ha confidato la mia “mamma” adottiva una mattina, e mi è stato ancora più chiaro come per queste persone la Gmg non consista tanto nel vedere e ascoltare il Papa quanto nell’accogliere i pellegrini e di conseguenza il Signore nelle loro case dando prova di una grande fede e un grande cuore. Eravamo tutti vera l’arrivo mente commossi da quanto impegno ci mettevano tutti i giorni perché fossimo puntuali agli appuntamenti, facessimo colazione tutte le mattine, avessimo con noi qualcosa da mangiare durante la giornata per poi riemavuto pirci di regali e tantissimi bei ricordi alla nostra partenza”.
Ilaria è stata l’unica modenese a prendere parte alla Gmg. Dopo aver ripercorso la variopinta prima settimana, trascorsa nella diocesi di Chitrè, ci racconta a Panama: “La seconda settimana ci siamo spostati nella capitale, una città grande che con entusiasmo apriva le sue porte ai giovani e al Santo Padre. Siamo stati nuovamente ospitati nelle famiglie, che ancora una volta ci hanno dimostrato quanto questo popolo sappia amare e accogliere”.
L’esperienza della Gmg è prima di tutto un’esperienza di ecclesialità, e Ilaria lo ha colto con forza: “Qui siamo stati testimoni della mondialità della chiesa: incontravamo tutti i giorni ragazzi provenienti da questo o quello degli 83 paesi che erano presenti ed era naturale abbracciarsi, fare una foto insieme o chiacchierare per qualche minuto, sempre con quel clima di festa che caratterizza questi incontri nel Signore – spiega –. Noi, come tutti gli italiani, avevamo come punto di riferimento la parrocchia Nuestra Señora de Guadalupe dove eravamo seguiti nelle catechesi mattutine da monsignor Marco Brunetti, vescovo di Alba che con grande semplicità e allegria ci ha accompagnato nelle riflessioni che ci hanno preparato al meglio per i giorni che ci attendevano”.
L’attesa era tutta per l’arrivo del successore di Pietro, che, come si sa, ha una particolare capacità di entrare in comunicazione con i giovani. Racconta Ilaria: “Qualche giorno dopo è arrivato Papa Francesco, e noi abbiamo l’opportunità di ascoltarlo tutti i giorni successivi: all’accoglienza del giovedì, alla via crucis il venerdì, alla veglia di sabato e alla Messa di domenica mattina, con la quale si è concluso questo nostro viaggio. Le emozioni per me erano tante nel sentire il Santo Padre esortare noi giovani ad essere come i discepoli e a seguire il Signore senza timore, a costruire ponti e abbattere muri, ad avere il coraggio di mantenere vivo un sogno comune”.
Rientrata in patria, adesso Ilaria traccia un bilancio dell’intensa esperienza dall’altra parte dell’oceano Atlantico: un’esperienza pensata per aiutare i giovani a vivere con più intensità la quotidianità. “Il Papa ha saputo veramente toccare i nostri cuori, usando un messaggio semplice e chiaro: noi giovani siamo l’adesso di Dio. Mai prima d’ora ci siamo sentiti chiamati così ad essere parte attiva delle nostre vite, a cambiare le cose in meglio e siamo pronti a riportare nelle nostre comunità tutta la carica di vita che questa Gmg ci ha lasciato –conclude Ilaria– .Tornando a casa, porto con me tantissimi ricordi, colori, volti di questo popolo caloroso e allegro che mi hanno cambiata e che saranno con me per sempre; ma in particolare porto a casa un nuovo modo di vivere la Fede, che è gioia! E questo è il regalo più grande che Panama mi ha fatto”.