Il 30 giugno prossimo chiuderà i battenti la Galleria Incontro Dehoniana (Gid). Una chiusura non è mai una buona notizia, a meno che non sia accompagnata da una lucida gestione e dall’apertura di una nuova stagione, da una rinnovata sfida per quanto riguarda il libro e l’oggettistica religiosa in diocesi. Più propriamente da un rinnovato progetto culturale a servizio della Chiesa locale.
D’intesa con l’amministrazione della Gid e le autorità diocesane, i padri paolini, già presenti con una loro storica libreria, si sono incaricati di farlo. È anche l’occasione per fare memoria di un tratto non piccolo non solo del servizio offerto e dei generosi e professionali dipendenti e volontari del negozio, ma della storia della comunità cristiana locale. I 30 anni trascorsi – la Gid fu inaugurata il 21 ottobre 1989 – costituiscono una parte preziosa di quello che viene chiamato il post– concilio. È esattamente alla recezione conciliare che l’iniziativa guardava. Si trattava di dare forza e profilo alla riforma ecclesiale voluta dall’assemblea dei vescovi, accompagnando il magistero di monsignor Quadri. In secondo luogo si tentava una alleanza trasversale fra il laicato associativo modenese, il suo clero e una famiglia religiosa (dehoniani). Da questo punto di vista la Gid rappresentava un unicum e tale è rimasto.
Nello spazio di sei lustri non si è mai registrata una tensione significativa. In terzo luogo, si trattava di prendere atto del pluralismo che si andava sviluppando dentro il corpo ecclesiale, sia sul piano delle appartenenze (si imponevano i movimenti ecclesiali) sia su quello del contributo alla vita civile (il pluralismo politico). Un quarto elemento fu l’aiuto a risolvere la liquidazione della società Teic, una tipografia che occupava quegli spazi. I servizi che la Gid forniva e fornisce fino alla data prevista sono quelli del libro religioso (e non), della cancelleria e dell’oggettistica (dalle medagliette agli arredi liturgici).
Sono parte della memoria di questi decenni le iniziative sulla esposizione delle icone e dei presepi, sui servizi diocesani (dall’abbonamento a Nostro Tempo alla distribuzione dei sussidi e degli stampati), sulla presentazione di libri, sulla partecipazione agli eventi della Chiesa locale. Si potrebbe narrare l’evidente sintonia con il magistero dei vescovi che hanno occupato la cattedra di Geminiano: da monsignor Quadri all’attuale arcivescovo Castellucci. Si potrebbe anche accennare alle vicinanze e distanze rispetto ai grandi fenomeni che hanno interessato la città e il territorio, come l’Istituto superiore di Scienze religiose che ha trovato nella libreria il suo naturale «rifornimento» o, più in generale, allo sviluppo umanistico dell’Università locale o al Festival della Filosofia che invece sono passati a lato.
Nel frattempo si sono prodotti fenomeni che hanno pesato e pesano su servizi come quelli librari e di oggettistica. Il passaggio da una cultura a prevalenza umanistica verso competenze di tipo tecnico, la contrazione di quello che si chiamava il «mondo cattolico» e quindi dell’utenza, l’esplosione
di Internet e la ridefinizione della comunicazione, la rivoluzione della distribuzione che trova in Amazon la sua figura esemplare, hanno portato alla chiusura di molte librerie in città e nel territorio. È necessario un passaggio diverso e una rinnovata creatività.
Proprio l’esperienza compiuta ha portato gli amministratori a favorire nuove connessioni con forze ecclesiali, maggiore concentrazione dei servizi e un possibile sviluppo dell’idea stessa di libreria verso un vero e proprio polo culturale. Solo così i momenti di crisi si aprono a nuove possibilità.
La Gid ha conosciuto più amici che clienti e li attende fino all’estate.