In vista della vicina beatificazione del venerabile Servo di Dio don Luigi Lenzini, l’Arcidiocesi propone due momenti di preghiera, con le celebrazioni eucaristiche presiedute dall’Arcivescovo Erio Castellucci: il primo nella data del martirio, il 21 luglio, a Crocette di Pavullo e il secondo domenica 1 agosto a Fiumalbo.
A Crocette, il 21 luglio, il ritrovo sarà alle 20 presso il luogo della morte di don Lenzini, donde una fiaccolata si snoderà fino alla vicina chiesa parrocchiale, sul prato antistante la quale avrà luogo la celebrazione della Messa, alle 20.30, seguita da un momento di venerazione presso la tomba.
Il 1° agosto, invece, il vescovo presiederà la Messa alle 18 nella chiesa parrocchiale di Fiumalbo, al termine della quale verrà scoperta una pala d’altare dedicata a don Lenzini.
Don Luigi Lenzini nacque a Fiumalbo il 28 maggio 1881. Ordinato sacerdote nel 1904, fu cappellano a Casinalbo e a Finale Emilia. Dopo il 1912, la sua vita si svolse soprattutto nel natio Appennino, prima come parroco a Roncoscaglia – dal 1912 al 1921 – quindi a Montecuccolo, fino al 1937. Non più giovane, si sentì chiamato ad entrare tra i Redentoristi. Fu solo una breve parentesi: nel 1939 divenne parroco di Crocette, in quell’Appennino che nel 1944/45 divenne l’immediata retrovia della Linea Gotica, luogo di scontro tra le forze nazi-fasciste e le formazioni partigiane, mentre si attendeva l’arrivo degli angloamericani. Come molti parroci, don Lenzini nascose persone braccate dagli occupanti e si prodigò per aiutare i suoi parrocchiani, di qualunque estrazione fossero. Le settimane successive alla Liberazione furono caratterizzate da scontri politici estremamente aspri: in questo contesto, don Lenzini parlava alto e forte in difesa della fede cattolica e contro la violenza. A Messa ripeteva: «Mi hanno imposto di tacere, mi vogliono uccidere, ma il mio dovere debbo farlo anche a costo della vita». Nella notte del 21 luglio 1945, un gruppo di ex partigiani sbandati irruppe in canonica, trascinando via l’anziano parroco, in camicia da notte. Il suo corpo fu rinvenuto alcuni giorni dopo, semisepolto in una vigna.
«Don Lenzini non ha combattuto con gli uomini, nemmeno quelli che lo hanno attaccato, ma contro il male, in favore di tutti gli uomini in favore di una convivenza civile basata sull’amore e la riconciliazione. Se si ha odio per qualcuno, non si lotta contro il male, ma si è vinti dal male – disse l’arcivescovo Lanfranchi l’8 giugno 2011, nell’apertura della fase diocesana della causa – . Ci servono queste testimonianze per costruire la civiltà dell’amore, per realizzare la nostra fondamentale vocazione, nei campi in cui il Signore ci chiama, che è la vocazione alla santità».
Papa Francesco ha firmato il decreto di riconoscimento del martirio lo scorso 28 ottobre.