Una chiesa piena in ogni ordine di posti ha accolto lo scorso sabato 24 novembre don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e di Libera, venuto a Medolla in occasione dell’avvio del percorso operativo che porterà all’apertura di un emporio solidale all’inizio del 2019. Tema interessante e provocatorio quello scelto dagli organizzatori: “Superare l’esclusione – una comunità che accompagna”. E di comunità si è a lungo parlato, fino dalle prime battute del sindaco Filippo Molinari che ha voluto far conoscere i percorsi virtuosi compiuti in occasione del terremoto, ma anche le fatiche e i rallentamenti che il senso di comunità ha registrato mano a mano che ci si allontanava da quel 29 maggio 2012.
Non si è fatta attendere la reazione vibrante dell’ospite che ha richiamato la necessità di passare da una visione centrata sull’io a quella che vede nel noi il soggetto prioritario per la costruzione del bene comune. Il richiamo alla capacita di mettere in campo responsabilità differenti ma concorrenti ad un unico fine condiviso e stata l’occasione per orientare l’attenzione dei presenti sull’ingrediente principe della ricetta di inclusione sociale: la relazione interpersonale. «Tenere dentro al protagonismo sociale tutti i cittadini, consegnare loro una vera cittadinanza, attivare ciascuno nel farsi carico della comunità, sono azioni che hanno possibilità di riuscita solo se sostentate da relazioni vere – ha detto don Ciotti –. L’atteggiamento di ascolto e l’apertura all’accoglienza non sono un “di più”, ma il cuore stesso della democrazia».
Apertura senza pregiudizi, capacita di non esclusione, volontà di instaurare percorsi comuni sono esperienze fondamentali di democrazia, nel passato come nel presente del nostro Paese. Contro ogni forma di malattia sociale che ha proprio nel disinteresse, nella superficialità e nella passività rispetto al bene comune i suoi modi di evidenza. «Darsi da fare per costruire comunità – ha sottolineato il fondatore di Libera – significa lavorare per il proprio benessere» Sollecitato dalla domanda di un catechista che chiedeva come costruire percorsi educativi alla inclusione capaci di rendere più vera la fede, don Ciotti ha citato le lezioni del cardinale Carlo Maria Martini, di don Tonino Bello e di don Pino Puglisi che identificavano nella credibilità della testimonianza il miglior elemento educativo verso una fede che ponga la chiesa la dove deve stare, a servizio del mondo e del suo bene. Coniugando Vangelo e Costituzione ad ogni livello di impegno ed in ogni circostanza.
«L’obiettivo – ha concluso don Ciotti – non è tanto quello della ricerca della legalità quanto la realizzazione della giustizia sociale. Cosa che richiede uno sforzo suppletivo per creare cultura condivisa a partire dalla memoria del passato e del recente presente, nonostante il suo crescente oblio nell’attuale dibattito sociale, culturale e politico». L’incontro, moderato dal direttore della Caritas di Torino all’interno del cammino di gemellaggio post terremoto, si e concluso con un forte invito alla speranza e allo sforzo di mantenere i guadagni che quell’evento traumatico ha prodotto ricreando comunità.