Sabato 14 ottobre in Cattedrale Mattia Ferrari, Aldo Rossi e Davide Cerfogli sono stati ordinati diaconi, sulla via del sacerdozio. < Già all’inizio di questa celebrazione eucaristica – ha detto il vescovo Castellucci – desiderio ringraziare Davide, Aldo e Mattia per avere chiesto di essere ammessi al diaconato. Grazie alle loro famiglie, che li hanno donati alla Chiesa diocesana; alle loro comunità di provenienza e di servizio, che li hanno aiutati a riconoscere la chiamata; grazie al Seminario diocesano, ai superiori, ai compagni e al personale, per il quotidiano e prezioso accompagnamento; grazie allo Studio Teologico Interdiocesano di Reggio Emilia, che li ha preparati teologicamente. E mentre ringraziamo sopra a tutti il Signore, gli chiediamo il dono della sua misericordia>.
Nella chiesa gremita, commentando la Parola, così ha aggiunto il vescovo: < Carissimi Mattia, Aldo e Davide: nel Vangelo di oggi ci siete anche voi, che state per essere ordinati “servi” del re. I diaconi, i servi addetti alle mense, sono quelli che intervengono a gettare fuori dalla sala l’uomo sprovvisto di abito nuziale. Io spero che voi non lo farete mai; spero, piuttosto, che sarete tra i servi che escono dalla casa per invitare alle nozze, senza comunque venire uccisi per questo. In ogni caso, da oggi vi consacrate al servizio del Signore: le modalità di questo servizio non le stabilite voi. Siete al servizio di un re che organizza una festa: questa è l’unica cosa importante. Come, dove, quando, ve lo dirà lui nel corso della vostra vita. La gioia di chi si dedica al servizio del Signore nella sua casa, che è la Chiesa, sta proprio nella libertà interiore, che si guadagna attraverso l’obbedienza. Ci sono i giorni difficili, nei quali i servi sperimentano l’indifferenza, quando chiamano e nessuno risponde; altri giorni in cui i servi incontrano le chiusure: quando chiamano e ciascuno si concentra sui propri affari; altri giorni nei quali addirittura raccolgono rifiuto e persino odio. Ma poi ci sono i giorni della gioia e della condivisione, quando il Signore permette l’incontro con tutti, ai crocicchi delle strade, dove i servi sentono che la grazia opera anche nei cuori di tanti uomini e donne apparentemente indifferenti, ostili ed estranei. E ci sono i giorni nei quali è necessario ricordare l’importanza dell’abito, senza il quale non si entra nel regno. Il diacono è la sentinella della carità, colui che richiama all’intera comunità cristiana l’importanza dell’amore, specialmente verso gli ultimi: verso chi è povero di cose, di affetti, di fede. Il diacono è il custode dell’abito nuziale. Si impegna prima ancora nella prevenzione che nella terapia. È in un certo senso lo stilista, perché disegna l’abito a tutta la comunità; è anche il sarto, perché ne organizza la cucitura; è l’organizzatore dell’unica sfilata di moda sensata, nella Chiesa, cioè la testimonianza reciproca della carità. Il Signore ci doni la gioia di essere servi, dovunque ci chiami, per collaborare alla sua festa di nozze>.
<Non è facile esprimere con le parole la nostra gioia e la nostra emozione in questo passo importante della nostra vita. Una cosa bellissima che abbiamo sperimentato nelle settimane di preparazione a questo passo è stata la dolcezza dell’essere accompagnati: sono state tantissime le persone che hanno pregato per noi, che ci sono venute a trovare, che ci hanno scritto. Questa premura da parte delle persone è segno della premura di Dio nei nostri confronti: un Dio che ci ama e che ci accompagna nel nostro cammino; un Dio che si prende cura di noi in ogni momento della nostra vita e ci aiuta a rialzarci quando cadiamo; un Dio che ci vuole tutti fratelli e che per questo ci chiama a metterci al servizio gli uni degli altri. È per avere incontrato questo Dio nella nostra vita, che abbiamo risposto alla Sua chiamata e abbiamo deciso di consacrare a lui tutta la nostra vita, entrando in seminario anni fa. In questi anni ci siamo preparati, con la preghiera, lo studio, la vita comunitaria in seminario, il servizio pastorale in parrocchia, e sabato 14 ottobre siamo arrivati a dire il nostro “sì” a Dio, consacrando a Lui tutta la nostra vita, perché possa essere tutta spesa al servizio Suo e dei fratelli, in particolare di quelli più poveri e bisognosi. Con l’ordinazione diaconale siamo infatti stati configurati a Cristo servo, e siamo ora chiamati ad essere nella Chiesa richiamo costante alla carità di Gesù. La cerimonia di ordinazione è stata un momento che mai dimenticheremo nella nostra vita. Essere sdraiati per terra, con l’assemblea intorno a noi che pregava con noi e per noi, ci ha fatti sentire amati dalla Chiesa e accompagnati da lei. Ora dunque, continuando il cammino verso il presbiterato, vogliamo dire di cuore “grazie” a tutte le persone che ci hanno accompagnato fino a questo punto: le nostre famiglie, i formatori del seminario, i nostri compagni, gli insegnanti, i parrocchiani e tutti gli amici. E poiché il cammino non finisce, ma anzi continua con ancora maggiore impegno e gioia, chiediamo a tutti di continuare ad accompagnarci e a pregare per noi, nel cammino verso l’ordinazione presbiterale e per tutta la vita