Questa casa non è un albergo. È questa l’espressione scelta dalla Caritas diocesana per rendere il senso dell’accoglienza, che per i cristiani non può essere svolta soltanto nella logica della prevalente funzione securitaria, ovvero preoccuparsi che nessuno muoia. Il Vangelo propone la logica del dono, ci interpella a costruire Legami che liberano, titolo del progetto cardine di Caritas diocesana che ha consentito di inaugurare, all’interno del centro Papa Francesco, un centro diurno che ogni pomeriggio ospita quindici persone e un centro di accoglienza che ad oggi ne ospita otto.
Per questo la Caritas diocesana fra qualche giorno può inaugurare un’ulteriore esperienza di accoglienza al secondo piano dello stesso edificio, dedicato ad altre sette persone, per un totale di quindici accoglienze residenziali presenti in struttura.
È stato scelto di dare ospitalità a persone conosciute dal centro di ascolto, dai servizi sociali territoriali, dalle comunità parrocchiali e da chi, ogni giorno, si spende a favore degli ultimi. I posti letto saranno riservati a uomini adulti, italiani e stranieri, e i criteri di accoglienza metteranno al centro la sostenibilità del progetto, dando un’opportunità reale a chi possiede delle risorse inespresse, pur imparando a riconoscere quelle ferite e fragilità che non sempre permettono una totale autonomia.
L’accoglienza, quindi, non sarà legata ad interventi di qualche notte: se si tratta di accogliere in casa, occorrerà infatti, dove possibile, un percorso di conoscenza congiunto tra i diversi soggetti, istituzionali e non. Questo è lo stile della Caritas diocesana, per la quale la logica di sussidiarietà richiede la capacità di riconoscere che i percorsi di accoglienza necessitano di tempo e la disponibilità ad uscire dalla logica emergenziale, e l’accoglienza diviene allora un’occasione unica per conoscere chi si accoglie e per valorizzare la rete presente intorno alla persona.