«Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio» (Marco 10,14). Gesù, come al solito, capovolge la nostra logica. Noi indichiamo al bambino come modello l’adulto e gli diciamo: «da grande devi diventare come quel calciatore, quell’attore, quel professore». Gesù invece indica all’adulto come modello il bambino: «se non diventate come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli» (Matteo 18,3). Lui, che era Figlio di Dio, poteva scendere sulla terra da adulto e risparmiarsi tutti quegli anni di vita domestica, da neonato, bimbo, fanciullo e ragazzo: in fondo in quei primi anni non ha detto nulla di straordinario e non ha compiuto miracoli. Ma evidentemente lui non ha ragionato in termini efficientisti, non ha misurato le cose “da adulto”; lui ha voluto apprezzare il gratuito, perdere tempo nelle piccole cose; per questo è entrato nel tempo da bambino. Ha voluto vivere da bambino, per vedere il mondo con gli occhi del bambino. Anche da adulto, Gesù manterrà sempre lo sguardo dei piccoli, perderà tempo nelle relazioni gratuite, non si farà ossessionare dall’efficienza. È stato bambino anche da grande, fino all’ultimo gesto, l’affidamento nelle braccia di Dio e di Maria. È morto ripetendo il gesto di un bambino che si affida ai genitori: ha consegnato lo spirito al Padre e il corpo alla Madre, in quella doppia “pietà” che gli artisti hanno saputo rappresentare in opere memorabili.
«Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite». Oggi questo richiamo non ha più il tono pacato dell’invito, e nemmeno solamente quello deciso del comando; oggi ha il tono drammatico del grido. Quanti bambini sono “impediti” dagli adulti! Decine di milioni di bimbi concepiti e non ancora nati vengono abortiti ogni anno nel mondo; altre decine di milioni vivono in condizioni di povertà assoluta e sono facile preda delle malattie; un bambino su cento è vittima di abusi da parte degli adulti; circa settanta milioni di piccoli sono esclusi dall’istruzione scolastica; quasi trecentomila minori vengono impegnati come soldati nelle varie guerre in corso sul pianeta; non si contano i bambini vittima dello sfruttamento minorile; e sono circa cinquanta milioni – un quarto del numero totale di migranti – i minori che si rifugiano in altri paesi, spesso senza i genitori, per scappare da povertà, fame e violenze. Che mondo stiamo consegnando ai bambini, noi adulti?
Grazie a Dio, molti adulti si adoperano ogni giorno per rendere bella e degna la vita dei bimbi. La grande maggioranza dei genitori li accoglie, tanti nonni dedicano loro tempo ed energie, molti volontari e operatori si spendono per la cultura della vita, per l’educazione scolastica e religiosa e per la sensibilizzazione verso i bimbi poveri nel mondo; un numero crescente di persone, anche nel nostro paese, apre le porte di case, parrocchie, scuole, ospedali ed altre strutture a bambini che provengono da altre terre. «Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite»: guardare il bambino di Betlemme, nel quale tutti i piccoli del mondo si rispecchiano, dia anche a noi adulti l’impulso per costruire un mondo che sia sempre più a misura dei bambini.