Ha ricevuto il mandato nel corso della Messa missionaria dello scorso 4 aprile: Cecilia Pellicciari partirà per il Madagscar dopo pasqua, il 27 aprile (ma il 26 sarà regolarmente al lavoro) e sarà di ritorno l’8 settembre.
Cecilia ha 46 anni, è infermiera, lavora sul territorio, nel distretto di Modena, vive a Colombaro e non è la sua prima volta in Madagascar.
‘Ho già trascorso un anno e mezzo là nel 2005, tramite Reggio Terzo Mondo, per collaborare al coordinamento dei progetti della missione diocesana reggiana. E il desiderio di tornare è sempre stato presente. Tutto era partito da un articolo su un giornale. Ho chiamato la sede di RTM senza sapere bene ancora che cosa volevo fare. Le giornate di informazione a Villa Borettini sono state una tappa fondamentale. Poi sono andata. Anche questa volta parto con Reggio Terzo Mondo, per il progetto Manakara. Saremo sulla costa sudest dell’isola. Saremo impegnati nello sviluppo delle reti comunitarie. In pratica il nostro compito sarà formare operatori in grado di prendere in carico le persone con patologie croniche, tubercolosi, malaria, lebbra, malnutrizione, filariasi linfatica ‘ una patologia molto diffusa in quelle zone e davvero pericolosa ‘ perché possano essere seguite e curate sul territorio. Si tratta di un progetto pilota dell’Organizzazione Mondiale della Sanità avviato nel 2003 per la filariasi ed esteso poi ad altre patologie. Il mio compito sarà in particolare la formazione e la supervisione degli ‘agenti di villaggio’, le persone incaricate di seguire i malati.’
La metodologia utilizzata nel progetto (vedi anche www.reggioterzomondo.org) è quella denominata CHBC (Community Home Based long term Care): elaborata per i malati di HIV, è applicabile anche ad altre patologie, con un’elevata capacità di incidere sulla vita quotidiana.
‘La cosa che apprezzo di più della vita in Madagascar è la relazione con le persone. Lo stile di RTM è quello della condivisione con la comunità in cui si opera. La prima volta la sola cosa che temevo erra la vita comunitaria, visto che già da tempo abitavo sola. Ma alla fine considero anche quella un’esperienza positiva’.
Il suo parroco, don Riccardo Fangarezzi, ha celebrato la messa del mandato: ‘Credo – ci dice ancora Cecilia ‘ che la mia partenza sia un segnale positivo anche per la mia comunità. Ho sentito molte persone intorno a me incuriosite dalla mia partenza, si stanno facendo delle domande, e credo che anche questo sia una ricchezza’.
Cecilia ha preso un periodo di aspettativa non retribuita dal suo lavoro presso l’Asl di Modena, come la prima volta: ‘La mia famiglia mi ha sempre sostenuto, in questo desiderio, ma ho sempre trovato grande disponibilità ed accoglienza anche nei mie datori di lavoro, per realizzare questi progetti’. Cecilia ‘incassa’ anche il sostegno dell’intera comunità diocesana, in questo suo progetto, perché il suo partire, nella logica del vangelo, è un bene per ciascuno di noi.