‘Uno spazio per la cultura, l’intrattenimento, la fede e quanto altro potrà servire alla comunità’: così don Giancarlo Dallari, parroco di Cavezzo, ha definito in sintesi il Centro di Comunità inaugurato stamattina. Realizzato da Caritas Italiana attraverso la colletta e delle Caritas di Marche ed Umbria, il Centro è stato benedetto da mons. Lanfranchi, alla presenza del sindaco Stefano Draghetti, di don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana, e don Andrea La Regina, responsabile dell’Ufficio Macroprogetti di Caritas Italiana.
‘Una giornata di festa ‘ ha affermato il sindaco ‘ per la benedizione di un luogo in cui la comunità ferita si incontra e condivide. Lo spazio del centro è funzionale per raggiungere il grande obiettivo della ricostruzione degli spazi di prima: la comunità rinascerà non esattamente com’era, ma di certo con gli stessi riferimenti, riavremo tutto quello che stato perso’.
Una festa sottolineata da archi di palloncini che conducevano all’ingresso e dal lancio di altri palloncini dopo il tagli del nastro.
A nome di Caritas Italiana ha preso la parola don Francesco Soddu: ‘Sono qui per testimoniare la fraternità e l’affetto di quanti vi sono stati vicini, allo scopo di collaborare a ricucire la trama del tessuto sociale intaccato dal terremoto. In questo luogo in cui la comunità si incontra, si confronta, si costruisce e cresce, vi auguro di guardare al futuro con speranza’-
‘Dopo il terremoto ‘ ha affermato mons. Lanfranchi ‘ due i grandi bisogni: quello di luoghi primari, come la casa, il lavoro, e quello di luoghi identitari: il comune, le scuole e la chiesa. La ricostruzione materiale, permessa dalla generosità di tanti, è legata alle relazioni, che sanano le ferite del cuore’.
Nell’omelia mons. Lanfranchi ha sottolineato come finalità della Chiesa, anche nelle tribolazioni ‘non è invitare ad evadere dal presente, ma accompagnare gli uomini a viverlo così bene da arrivare alla vita eterna. La parola di Cristo dà il senso al quotidiano, ci fa dire che nulla è perduto . La distruzione dei luoghi dell’identità nel terremoto è stata prioritaria perché senza il luogo della parola manca il luogo della speranza’.
Nella domenica che la Chiesa dedica alla preghiera per le vocazioni mons. Lanfranchi ha riservato poi una parola ai sacerdoti: ‘Grazie a loro, perché hanno condiviso in tutto la vita delle comunità, fin dalla prima scossa, ed anche ai parrocchiani, che si sono presi cura dei loro pastori. Per la riflessione sul senso ultimo della vita sono necessari: preghiamo quindi oggi per le vocazioni’.
A San Prospero c’era una piccola banda di ottoni a rallegrare l’attesa delle autorità, sotto una pioggerella che ha costretto subito all’interno la comunità.
Con il parroco don Aldo Pellacani il sindaco Mario Ferrari a dare il benvenuto al vescovo ed alla delegazione Caritas.
Un’attenzione particolare ai giovani nelle parole del primo cittadino: ‘Dopo la rabbia e lo sconforto dei primi giorni, abbiamo vissuto l’emergenza, e ora è il momento della ricostruzione, di cui questo è un esempio importante. Nell’era dei social network, è comunque necessario uno spazio fisico per condividere l’esperienza ed il tempo: speriamo che i giovani lo utilizzino nel modo migliore’.
Don Francesco Soddu: ‘Anche per conto della Conferenza Episcopale Italiana abbiamo seguito le vostre vicende, abbiamo raccolto l’ammirazione e la partecipazione commossa degli italiani per la vostra tenacia, la buona volontà, la dignità ed il desiderio di risollevarvi, condividendo le misure da adottare. In nome di tutti coloro che hanno contribuito vi consegno oggi questo centro, augurandovi giorni luminosi di comunione, pace e prosperità’.
Mario Bettucci, delegato regionale della Caritas delle Marche, a nome anche di Caritas Umbria (le due gemellate con Cavezzo e San Prospero) ha evidenziato la necessità di ‘farsi presenti nelle piccole cose, nel legame che nasce dal Vangelo, fatto di relazioni prima ancora che di strutture, comunque necessarie’.
Mons. Lanfranchi ha sottolineato anche qui il legame che esiste tra la ricostruzione del cuore e quella degli spazi di vita: ‘i beni relazionali ci hanno fatto bene e continueranno a farcene: avremo sempre bisogno delle relazioni, anche quando gli edifici saranno tutti a posto’.
La celebrazione eucaristica di San Prospero è stata presieduta da don Francesco Soddu, che ha ricordato come ‘L’Alleluia, il canto della risurrezione, sia il filo che unifica quello che accade nella nostra vita, anche gli aspetti negativi come il terremoto: ci permette di verificare se Cristo ne è al centro. E l’immagine del pastore con cui ci è presentato ci dice che egli dà la sua vita per il nostro bene, ma anche per il nostro peccato’.