Offrire opportunità di recupero sociale ai detenuti, nell’ottica di una giustizia riparativa anziché punitiva.
Questa la finalità della convenzione firmata nella solennità della Pasqua di resurrezione tra Caritas diocesana, nella persona dell’Arcivescovo Erio Castellucci, e la casa circondariale Sant’Anna, nella persona della direttrice Anna Albano.
La Convenzione promuove, per le persone detenute, la realizzazione di lavori di pubblica utilità che ne favoriscano l’inclusione sociale. Tali lavori consisteranno in interventi di piccola manutenzione ordinaria degli edifici, di giardinaggio, di preparazione e somministrazione dei pasti, di stoccaggio e consegna di merci presso le Caritas parrocchiali cittadine.
Le attività potranno essere svolte in alcuni luoghi amici per la nostra comunità, come il magazzino alimentare cittadino, il Centro Papa Francesco, il Laboratorio Crocetta e il Seminario arcivescovile. L’apertura di questi luoghi ai lavori di pubblica utilità ha l’obiettivo di dimostrare che il valore di ogni persona supera di gran lunga la magnitudine del reato da essa commesso. Questo valore che può germogliare nella semplicità delle azioni quotidiane, come ci insegna la Pedagogia dei fatti tanto cara ad ogni Caritas. L’offerta di luoghi di inclusione sociale e lavorativa prevede l’accompagnamento personale di ogni detenuto: ciascuno è invitato a riscoprire le proprie capacità, andando oltre il male perpetrato.
La portata educativa di questi percorsi riguarda anche la comunità, chiamata ad essere più inclusiva e ad interrogarsi sull’enigma del male anziché cercare di rimuoverlo come altro da sé. Questa l’ottica di sistema proposta dalla giustizia riparativa, un orientamento capace di generare percorsi di riconciliazione e di evitare che l’autore di reato, la vittima e la comunità siano intrappolati all’interno di spirali di odio, vendetta e afflizione reciproca.
La Convenzione tra Caritas diocesana e Casa circondariale Sant’Anna nasce dentro un percorso iniziato per volontà dell’Arcivescovo Erio Castellucci, che ha individuato il carcere come luogo in cui esercitare il proprio ministero, come uno spazio di inclusione e di reinserimento sociale. È a partire da questo sguardo, pieno di attenzione e premura nei confronti delle sorelle e dei fratelli detenuti. La Convenzione è stata firmata dal nostro arcivescovo prima della celebrazione pasquale tenutasi, sempre domenica scorsa, nella Casa circondariale. Un tentativo ampio di donare senso e speranza al tempo della pena, affinché la stessa possa divenire feconda, tutelando la dignità della persona detenuta.