Domani, sabato 13 aprile, a Monchio, presso la località Le Piane, alle 10, la Chiesa diocesana ricorderà il settantaquattresimo anniversario del martirio del beato Rolando Rivi. Sarà celebrata una Messa dall’arcivescovo Erio Castellucci, in preghiera coi fedeli, in memoria e onore del piccolo seminarista lì ucciso e sacrificato alla follia e alla violenza delle logiche di guerra, senza dubbio in odio alla sua figura di ragazzo che si dichiarava apertamente «di Gesù», vestito con la talare, chiaro segno del suo desiderio di essere sacerdote.
Rolando Rivi è stato beatificato il 5 ottobre del 2013, perché la Chiesa ha riconosciuto il suo martirio e nello stesso tempo lo ha innalzato nella grazia del Signore donando a noi fedeli un esempio di santità limpida e potente a cui rivolgersi.
Esempio forte per i ragazzi e i giovani, come ha scritto Paolo Risso in “Beato Rolando Rivi. Seminarista e martire” (Elledici, 2015): «… la primavera della Chiesa verrà, secondo la parola di Sant’Agostino: dovunque la Chiesa di Cristo si diffonde attraverso i suoi piccoli santi. Rolando Rivi visse solo quattordici anni. Visse solo per farsi prete, per salire l’altare e offrirvi il santo Sacrificio della Messa, per annunciare – da vero missionario – Gesù ai fratelli. Per tutti il suo sangue è sacrificio di amore, destinato a una fecondità senza pari. Così la sua storia più bella e più grande è appena incominciata. Solo ragazzi e giovani – come Rolando – saranno capaci anche oggi di una vera “rivoluzione cristiana” davanti a cui nessuno potrà chiudere gli occhi e tanto meno chiudere il cuore».
Perché tanti giovani, tanti seminaristi e adulti visitano periodicamente i luoghi di Rolando? Arrivano da ogni parte e senza particolari bisogni e annunci, per rivivere una storia vera, che pare una favola, anche se di violenza e tristezza, nella quale cercano la vera forza della fede, affidano la loro vocazione, le loro scelte e cercano nel dolce sguardo di Rolando, la limpidezza e il coraggio per il proprio cammino.
Anche lo scorso 31 marzo un gruppo di seminaristi lombardi ha visitato il bosco del martirio: si è raccolto intorno all’edicola che indica il luogo in cui fu ucciso. Sono entrati in silenzio, in punta di piedi, avvolti dal mistero del luogo, in una splendida giornata primaverile, hanno pregato insieme e ascoltato il proprio silenzio quasi increduli di essere di fronte a un vero esempio di pietra viva della nostra Chiesa.