Apertura dell’anno pastorale: Vi ho trasmesso quello che anche io ho ricevuto

Oltre 600 persone hanno partecipato sabato scorso, 21 settembre, all’assemblea d’inizio anno pastorale insieme all’arcivescovo presso la parrocchia modenese di Gesù Redentore.
Secondo lo schema consolidato negli anni scorsi, la presentazione della lettera pastorale di mons. Antonio Lanfranchi ha preceduto la celebrazione eucaristica concelebrata da numerosi sacerdoti diocesani. ‘Con l’anno 2013-2014 ‘ ha detto il vicario per la pastorale don Federico Pigoni introducendo l’assemblea ‘ parte il biennio che la nostra chiesa modenese dedica alla trasmissione della fede per dare spazio e sostanza all’importantissimo tema dell’annuncio e della testimonianza del nostro credere in Cristo’.
Nell’introdurre la lettera pastorale dal titolo ‘Vi ho trasmesso quello che anch’io ho ricevuto (1 Cor 15, 3)’ (vd. versione integrale su Nostro Tempo n° 33 del 22 settembre) l’arcivescovo ha evidenziato ‘la scelta di declinare il tema dell’educazione degli Orientamenti pastorali della Cei per questo decennio sugli ambiti delineati al convegno ecclesiale di Verona.
Ecco perchè, dopo il biennio dedicato a Lavoro e Festa, iniziamo quest’anno quello che ci porta a riflettere e ad impegnarci sulla Trasmissione della fede’. Mons. Lanfranchi ha poi sottolineato i quattro nuclei in cui si articola la lettera pastorale: il primo sull’importanza e il significato della comunicazione della fede oggi e sulla centralità delle relazioni per la sua trasmissione, il secondo incentrato sulla trasmissione della fede attraverso la via della santità, con riferimento al dono della beatificazione del seminarista Rolando Rivi; il terzo dedicato all’importanza degli educatori nella comunità e alla cura della loro formazione e, infine, il quarto riguardante la trasmissione della fede nella vita complessiva della comunità cristiana in preparazione alla Visita Pastorale che il vescovo indirà al termine dell’Anno della Fede, il prossimo
novembre. L’illustrazione dell’arcivescovo si è soffermata soprattutto sul secondo capitolo della lettera pastorale, riguardante la via della santità e la figura dell’educatore, elementi portanti della trasmissione della fede. Essa, ‘principio vitale del cristianesimo – ci ricorda Papa Francesco nell’enciclica Lumen Fidei – trova nella via della santità la forma di insegnamento, che coinvolge tutta la persona. La chiamata alla santità ‘ ha detto il vescovo – è costitutiva della nuova evangelizzazione, che vede i santi come modelli efficaci della varietà e forme in cui questa vocazione può essere realizzata’. La Chiesa modenese e quella reggiana vivranno un particolare momento di grazia, in relazione alla santità, con la prossima beatificazione, il 5 ottobre prossimo, di Rolando Rivi.
‘Il martirio ‘ ha evidenziato mons. Lanfranchi – è l’espressione suprema della testimonianza cristiana, la forma più evidente e autentica della sequela di Gesù Cristo. Per il martire l’assoluto dell’uomo è Gesù Cristo. Da lui prende contorno la vita, prendono contorno i criteri, i giudizi di comportamento. Rolando Rivi aveva preso come suo motto ‘Io sono di Gesù’, ‘Quello che mi sta a cuore è Cristo e tutto quello che è di Cristo’, ‘Io appartengo a Gesù, non vogliate trascinarmi da una parte o dall’altra’. Il martire non combatte contro gli uomini, neppure contro quelli che lo attaccano. Egli lotta contro il male, e quindi, alla fine, in favore di tutti gli uomini. Egli può in apparenza essere vinto dal male, in realtà è vincitore, testimone dell’amore più forte del male. Onorare Rolando Rivi è pertanto un atto di riconciliazione prezioso: mettiamo dentro al disegno di Dio l’amore della fede e anche l’odio del settarismo perché il Signore ci converta e ci aiuti a costruire una ‘civiltà dell’amore’. Insieme alla via della santità, l’insistenza sulla rilevanza delle figure educative per la trasmissione della fede. ‘L’umanità di ciascuno di noi è stata (ed è) plasmata dalla qualità ‘umana’ delle relazioni che ha vissuto (e che vive); la nostra vita è strettamente collegata ai volti degli educatori’.
Quali sono i tratti che caratterizzano la figura dell’educatore? Scrive l’arcivescovo che egli ‘prende presto coscienza che nell’educazione è chiamato a vivere una relazione nella quale ne va di se stesso, nella quale si compromette’; inoltre ‘la gioia evangelica diventa componente della testimonianza dell’educatore; ‘testimone gioioso’, appunto. Egli è ‘perciò chiamato ad essere evangelizzatore, a presentare in termini vivi il kerigma pasquale e i nuclei portanti della fede cristiana e ad aiutare ad accogliere la Parola di Dio come criterio di discernimento e di interpretazione della vita, a mettere in relazione quindi fede e vita’. Infine gli educatori vivono un ‘senso vivo di appartenenza alla Chiesa, che li porta a sentirsi costruttori di comunità, a favorire l’integrazione delle persone nella Chiesa, ma anche a promuovere la crescita della comunità ecclesiale’. Da ultimo, certo non per minore importanza, la sottolineatura sulla famiglia, luogo primario della trasmissione della fede. ‘Essa ‘ conclude l’arcivescovo – mantiene la sua responsabilità primaria per l’educazione e la trasmissione dei valori e della fede. I genitori sono i primi e indispensabili educatori alla fede e alla vita cristiana. Va sostenuto il ruolo e il compito dei genitori come educatori in tutti gli ambiti della vita, compreso quello spirituale e cristiano’.
 
 
dalla homepage, alla voce “Programma pastorale”  il pdf  della lettera di mons. Lanfranchi