Sabato 31 dicembre sarà grande festa per tutta l’Arcidiocesi: oltre alla festa legata alla fine dell’anno civile e alla gioia per l’inizio di uno nuovo, Nonantola celebra la solennità del suo patrono, san Silvestro I papa, le cui spoglie sono custodite nella basilica abbaziale, a cui è dedicata.
Nel 1986, al momento della fusione delle Diocesi di Modena e di Nonantola all’interno di una nuova entità ecclesiastica denominata arcidiocesi di Modena-Nonantola, San Silvestro è stato affiancato a San Geminiamo come patrono della neonata Arcidiocesi. La ricorrenza vedrà la partecipazione di Sua Ecc.za Mons. Lanfranchi.
Quel giorno le celebrazioni solenni nella cripta dell’abbazia si svolgeranno in questo modo:
– alle ore 17.00: Secondi Vespri solenni capitolari presieduti dal Priore del Capitolo, canonico Paolo Notari, con la partecipazione dei canonici del Capitolo. Il canto dei vespri sarà guidato dal coro gregoriano Climacus di San Giovanni in Persiceto (BO).
– alle ore 17.30: solenne concelebrazione eucaristica presieduta da mons. Antonio Lanfranchi, arcivescovo-abate.
Durante la processione d’ingresso della Santa Messa, il Priore recherà il braccio reliquiario del Santo Papa (reliquiario che fa parte del Tesoro Abbaziale, realizzato nel 1372 dall’orafo bolognese Giuliano da Bologna e custodito per tutto l’anno presso il Museo Benedettino e Diocesano) col quale, all’inizio della celebrazione, Mons. Lanfranchi impartirà la benedizione su tutto il paese di Nonantola. L’offertorio sarà animato dai figuranti del Palio dell’abate, antico popolo della Partecipanza Agraria, in vesti d’epoca medievale e preceduti dal suono delle zampogne. Oltre alle offerte per il banchetto eucaristico, saranno donati a Mons. Arcivescovo-Abate i prodotti della terra della Partecipanza. Questo dono ricorda una tradizione molto antica secondo la quale, il 31 dicembre di ciascun anno, il popolo della Partecipanza rendeva grazie all’Abate per la concessione delle terre, il cui laudemio era fissato in un grasso vitello e in alcuni doppieri di cera nuova. L’ultima parte della celebrazione vedrà il canto del Te Deum, inno di ringraziamento che tutta l’arcidiocesi riunita a Nonantola eleva come ringraziamento a Cristo Signore
per i doni ricevuti durante tutto il corso dell’anno. Alla ricorrenza prenderanno parte tutte le principali autorità civili e militari del paese ed i Decorati Pontifici. Il canto nella celebrazione sarà affidata al Coro della
Cappella Musicale Abbaziale, diretto dal maestro Paolo Zoboli, ed al Coro di Redù, diretto dal maestro Stefano Moreali.
LE RELIQUIE DI SAN SILVESTRO A NONANTOLA
l primo culto celebrato a Nonantola sembra essere stato un culto apostolico: questo almeno emerge dai documenti dei primi anni di vita dell’abbazia. Quello per san Silvestro pare essere il primo culto specifico del monastero, sorto fin dai primi anni di vita dell’abbazia, quando si ebbe la traslazione: si pensa nel 756. Alla notizia di questa traslazione si oppone una contraria tradizione romana, la quale vuole il corpo di Silvestro ancora a Roma nel 761, allorché fu sepolto da papa Paolo I nel monastero di Santo Stefano da lui fondato. Resta quindi da pensare che si trattasse solo di parte del corpo, e che venisse usata la parola corpus per indicare la parte per il tutto. In effetti, quando fu effettuata la ricognizione delle reliquie attribuite al santo papa, nel 1914, fu ritrovato un numero limitato di ossa, oggi custodite all’interno di una teca bronzea conservata all’interno dell’altare maggiore della basilica ed esposta alla venerazione dei fedeli il 31 dicembre di ogni anno, festa liturgica di San Silvestro.
Molte fonti nonantolane conservano riferimenti, più o meno attendibili, a questo culto; la testimonianza principale è costituita dal codice dell’Acta Sanctorum, conservato presso il Museo Benedettino e Diocesano d’arte sacra di Nonantola.
Le reliquie di papa Silvestro I rimasero nella confessione della basilica romanica, cioè nell’altare centrale della cripta, fino al 22 ottobre 1444, quando l’abate Gian Galeazzo Pepoli le traslò solennemente. Fu allora che le reliquie sante furono collocate nel presbiterio della parte superiore, all’interno di un’apposita costruzione sopraelevata dell’abside di meridione, poiché l’altare maggiore già custodiva le reliquie di Sant’Anselmo e di Sant’Adriano III. Una ricognizione delle ossa fu eseguita il 24 settembre 1475, alla presenza del vescovo di Tripoli, per ordine dell’abate commendatario Gurone d’Este, a cui seguì una solenne esposizione fino al 3 ottobre dello stesso anno. Il 23 febbraio 1580, su mandato dell’abate commendatario cardinale Guido Ferreri, fu inaugurato il maestoso mausoleo di San Silvestro, eretto dietro l’altare maggiore per legato testamentario del conte Guido Pepoli. La situazione restò tale fino al 1913, quando il monumento fu scomposto durante i lavori di ripristino dell’impianto romanico della basilica diretti da don Ferdinando Manzini. Le reliquie furono portate in sagrestia ed il 9 luglio 1914 ne fu fatta una ricognizione. In quell’occasione furono tolte dall’antica urna lapidea, oggi esposta presso le sale del Museo Benedettino e Diocesano d’arte sacra, e raccolte in una modesta urna lignea con vetri, per essere conservate nel palazzo abbaziale, nella cappella del seminario. Successivamente, su iniziativa di monsignor Francesco Gavioli, lo scultore nonantolano Paolo Sighinolfi realizzò nel 1991 due teche di bronzo e vetri per ospitare una le reliquie di San Silvestro e l’altra le ossa degli altri santi nonantolani. Le teche furono poste nei due altari maggiori della basilica, quelle del papa nel presbiterio alto, e quelle dei santi nonantolani in cripta. Un avambraccio del santo papa fu prelevato nel 1372 per realizzare la lipsanoteca creata dall’orafo Giuliano da Bologna su incarico dell’abate Tommaso de’ Marzapesci, ora esposto presso il museo. Resta da sottolineare che nel maggio di questo anno è stato presentato presso il Museo Benedettino e Diocesano (e tuttora visitabile) il corredo funebre di San Silvestro, ritrovato fortuitamente nel 2002 in una nicchia nel muro dell’Abbazia, avvolto nel buio e nel silenzio per quasi un secolo. Si tratta in particolare di due sciamiti altomedievali (uno rosso con aquile fabbricato presso gli opifici imperiali di Costantinopoli ed uno bianco con leonesse, cervi e lepri ricamati in oro) datati tra IX e X secolo, di straordinaria bellezza ed in più che buona condizione di conservazione.