“Le beatitudini del Vangelo sono al plurale”

 
Partiranno in 20 , tra l’estate ed il mese di novembre, nel corso della Messa missionaria del 6 giugno hanno ricevuto il mandato e la croce dal vescovo Erio, perché vanno per conto di una Chiesa, mandati a condividere, per poi tornare, raccontare e far crescere ciascuno di noi attraverso la loro esperienza. Una decina di giovani andrà in Benin, nella missione delle suore della Sacca; 7 andranno in Madagascar, nella missione delle Francescane di Palagano. Saranno accompagnati da suor Silvia; una ragazza andrà in Thailandia per 2 mesi nella missione delle Saveriane dove opera Agnese Chiletti; una ragazza andrà a Jussara, in Brasile, da don Maurizio Setti; a novembre partiranno altre 4 ragazze per lo Sri Lanka e andranno dalle Figlie della Provvidenza. Come ha ricordato Filomeno Lopes, nella festa di chiusura del cammino,  “nella testa abbiamo due orecchie, due occhi e una bocca sola: questo a dire che la lingua è da tenere a freno, sopratutto nei giudizi e in tutto quello che può ferire. Bisogna invece ascoltare e guardare molto”.
La celebrazione, nella parrocchia di Santa Rita, è stata anche l’occasione per salutare suor Cristina, tornata dal Madagascar, Anna Zambolini, che ha trascorso un mese in Brasile, e il responsabile della Caritas della diocesi di Sapa, in Albania, che ha appena perso il Vescovo Lucjan Avgustini.
Commentando il vangelo delle beatitudini, mons. Castellucci ha ricordato la Ballata della società, di Claudio Chieffo, in cui si dice “Beati i furbi, beati i ricchi, beati quelli che han denaro in tasca,
beati i forti ed i violenti, beati quelli che sono potenti…”. “E’ un’altra proposta – ha commentato – che non esalta la felicità che viene dalle beatitudini del Vangelo, ma quella che viene da forza, ricchezza, potenza, violenza. Sono due proposte molto diverse, anche se entrambe promettono la felicità. Non si parla dell’aldilà: esiste già oggi questa felicità, i controtendenza con i valori del mondo. La mentalità oggi esalta quello che si può esibire, e molti chiamano questo felicità. Il vangelo non afferma che oggi si soffre e poi arrivano, dopo, le beatitudini. Gesù parla al presente, chi vive le beatitudini è felice già adesso. Questa è la scommessa, che si vince uscendo da se stessi.
Mentre le ‘controbeatitudini’ fanno del sé il perno della vita, cercando la realizzazione nei desideri del singolo, le Beatitudini del vangelo sono sempre al plurale. Chi esce da se stesso si rende conto che, anche se passa per disadattato, prova una felicità interiore che altrimenti non sarebbe possibile. Chi vive solo per se stesso, è senza relazioni e non è felice. Questa è la sfida del Signore, e abbiamo la fortuna di accoglierla in un contesto missionario, aperto al mondo. Vi vive questo può essere sicuro che c’è una gioia grande che si prova spendendosi. La gioia, nella grammatica cristiana, è solo al plurale, la mia felicità passa per quella egli altri. Chiediamo al Signore che non ci faccia stare quieti, ma ci venga a disturbare con la sua Parola, perché ci rendiamo conto che l’unico modo sensato di vivere e vivere al plurale”.