La Tre giorni ha consegnato alla diocesi di Modena un percorso per l’elaborazione del programma pastorale del prossimo anno. Ecco la sintesi dell’intervento del Vescovo Erio Castellucci.
“Siamo chiamati a passare da una pastorale della perfezione a una della conversione, dove la meta rimane la stessa, ma emerge la necessità di accompagnare, non di sedersi per osservare chi è per strada, lo stile delle comunità deve mostrare aderenza al Vangelo, perché lo stile diventa contenuto. Questo è il primo abbozzo della nota pastorale di settembre, per la quale mi attendo altri contributi entro la fine di agosto, da singoli, coppie, gruppi e comunità, nello stile del discernimento comunitario.
La metafora della casa, che custodisce spazi tempi e relazioni della famiglia, ci accompagnerà in questa riflessione. Antico e Nuovo testamento mettono in guardia dalla tentazione di costruirsi da soli la casa, senza l’aiuto del Signore.
1 – Una casa di grandi dimensioni. Amoris Laetitia non è testo solo su alcune situazioni problematiche; alcuni, nei commenti, hanno evidenziato l’angolo di una stanza mentre il Papa e i vescovi edificavano una casa di grandi dimensioni, mediante la storia e la geografia. Con la storia, perché il testo si nutre di Scrittura, tradizione, magistero, molta umanità. Raccoglie la grande esperienza della Chiesa e dei cristiani nella storia. Papa Francesco è debitore a Giovanni Paolo II anche nelle catechesi. Un documento da usare nelle catechesi, nei gruppi e nei consigli pastorali, un testo del sì, positivo su molti argomenti. In questa fondamentale bellezza si collocano i riferimenti alle ferite e alle fragilità
Nella geografia: sono importanti i contributi delle Chiese locali, altrove i temi sono ben altri rispetto alla comunione ai risposati. C’è un quadro mondiale, tenuto ben presente, che dice di miseria, sfruttamento, violenza sui bambini e le donne, abusi, miseria che impedisce la formazione e in esso si colloca anche il tema dei divorzi. Il papa utilizza lo scema completo/incompleto, e non regolare/irregolare, perché così è possibile camminare vesso a completezza. Non ci consegna un manuale ma una meta e il compito di “accompagnare, discernere, integrare”.
2 – Una casa in costruzione. La famiglia è un cantiere aperto, che si chiama formazione, e riguarda parrocchie e diocesi. Tanti cantieri ci sono già, anche nella nostra chiesa locale,che da molti anni sostengono la famiglia. Quello dell’educazione ragazzi e giovani alla vita affettiva che passa anche attraverso la pastorale giovanile, che registra un crescente interesse di genitori ed educatori, come ha mostrato la partecipazione al ciclo di incontri su affettività. Per il coinvolgimento dei genitori siamo in un tempo favorevole, si sente la paura e la percezione di una sfida educativa che anche genitori non praticanti sono pronti a raccogliere.
Il cantiere dei percorsi per fidanzati, che mostrano un volto di Chiesa accogliente e fede viva; la sfida è progettare itinerari che favoriscano l’inserimento delle coppie nel tessuto della vita della comunità, corsi nelle parrocchie, integrazione con i cammini ordinari, con una coppia tutor.
Il cantiere dei percorsi per le famiglie, immaginando gruppi famiglie non chiusi, ma aperti anche alle famiglie ferite; dentro l’accoglienza sta infatti la proposta di un cammino. Occorre valorizzare opportunità come la richiesta del battesimo, mediante incontri coni genitori nelle case, l’occasione per riscoprire un volto accogliente e domestico di Chiesa. Doppia novità: i due cantieri “gruppi del vangelo nelle case” e “coppie che fanno da guida spirituale ad altre coppie”.
I gruppi vangelo nascono dall’esigenza di valorizzare la famiglia come chiesa domestica, luogo di testimonianza; la Chiesa cristiana nacque nelle case, ancora oggi dove comunità sono piccole, si incontrano nelle case. Questo consente la partecipazione anche di chi non si accosterebbe alle strutture, ricordando che la parrocchia non è la canonica ma le persone che abitano. Tra gli animatori saranno coinvolti soprattutto singoli e coppie dei gruppi famiglia e chi ha un ministero.
Le coppie guida di altre coppie, non è difficile: non è possibile pensare che solo i presbiteri le guide spirituali, coppia più efficace per un’altra. Non servono specializzazioni, ma basta il sostegno della diocesi unito a disposizioni ed attitudini. Un cammino personalizzato, non solo per chi ha gravi problemi, ma fisiologico. Identikit: non professionisti ma fratelli maggiori che seguono una crescita fisiologica, casomai capaci di inviare agli specialisti chi vive fasi patologiche.
3 – Casa in restauro. Ci sono momenti in cui serve un’attenzione specifica e specializzata alla ricostruzione. Questo cantiere da noi in piedi da anni, per lutti gravi, per separati e risposati,con il percorso Retrouvaille è possibile affrontare le crisi. Esiste un cammino di accompagnamento dei singles, si può inoltre ipotizzare un percorso per i separati che restano fedeli al legame. E’ stata chiesta maggiore attenzione a chi ha figli disabili.Due altre situazioni sono più difficili da affrontare, e noi non siamo pronti, ma altrove esiste il camino: l’accompagnamento delle persone omosessuali e dei padri divorziati con figli a carico. La strada principale non è la convocazione, ma la relazione diretta. Anche i consultorio è un cantiere ben avviato, che realizza un lavoro di prevenzione, oltre che di cura, che manifesta attenzione integrale della comunità. Un cantiere che Amoris Laetitica ci chiede di aprire è quello per le coppie che chiedono da conviventi di riaccedere alla comunione; alcuni percorsi esistevano già, che il testo integra . Già il Direttorio di Pastorale Familiare del 1993 prendeva in considerazione percorsi e passaggi, chiedendo discernimento sul nuovo matrimonio. Il processo brevior per il riconoscimento della nullità richiede l’integrazione con la pastorale familiare e la relazione con il consultorio, insieme ad un percorso di rasserenamento. Comunione anche con la convivenza: è un cantiere nuovo ipotizzato da Amoris Laetitia, che lascia ai singoli vescovi il compito di stabilire itinerari. Sulla misura del cuore del Signore è una base, un’esperienza collaudata per questo nuovo percorso. Esso dovrà prevedere almeno tre fasi: la prima, la presa d’atto di una nuova situazione, il rasserenamento, che porta a correzione fraterna e perdono. La seconda un’esperienza comunitaria, che di per sé è aiuto reciproco, con verifica sulla consistenza e solidità della nuova relazione, i figli, il cammino di conversione evangelico. La terza è il servizio in una comunità cristiana, in un percorso accompagnato, dal parroco o da una coppia tutor, per mettersi di fronte alla propria coscienza, perché essa stessa definisca il percorso. Non c’è una durata non prestabilita, l’esito non è scontato. Il La sfida resta quella di creare prassi comunitari e che accolgano diversi livelli di appartenenza ecclesiale, in comunità capaci di far sentire ciascuno a casa propria, di supportare diversi livelli di appartenenza
4 – Casa aperta alla comunità civile e religiosa. E’ innegabile che la dimensione sociale di matrimonio e famiglia sia a rischio di privatizzazione. Vivere l’amore come dono significa sganciarsi dalla precarietà dei sentimenti e agganciasi ad una volontà espressa, ad un consenso espresso che supporta dimensione interiore. Non è possibile impegnarsi a mantenere a lungo un sentimento, che non è oggetto di patto. Ma l’amore inteso come volontà di donazione diventa compiuto con l’espressione esteriore della volontà di donarsi. L’amore è così protetto da un patto e non lasciato alla spontanea iniziativa; in questo modo crea legami sociali, anche coi figli. La confusione tra amore e sentimento è il problema pastorale numero uno su famiglia e matrimonio, si riduce a sperimentazione dell’altro. Il matrimonio slega l’amore da una dipendenza troppo stretta dai sentimenti, lo rende più capace di affrontare i problemi. Con il consenso c’è uno scambio tra la coppia e la società, l’impegno a svincolare l‘amore dalla logica dell’istintività e metterlo in quella della volontà stabile, per una collaborazione a tutti i livelli, che fanno bene alla società.
La società nel patto dona diritti proporzionati agli impegni che la coppia assume, la famiglia cresce facendo crescere la società. Questa “casa”, la famiglia, è davvero aperta alla comunità civile e cristiana: è costruita come un incrocio, con le porte spalancate. Nella famiglia si incrociano tutte le situazioni di vita: la nascita, la morte, dai problemi della scuola a quelli del lavoro, dallo sport alla malattia, dai temi legati ai bambini a quelli riguardanti i giovani, gli adulti e gli anziani, dall’affettività alla vocazione, dalle decisioni quotidiane a quelle importanti e definitive.
Insomma, questo anno pastorale non interpella solamente la pastorale familiare, il Consultorio o il Tribunale ecclesiastico, ma interpella davvero tutti gli ambiti della pastorale, perché la famiglia è la cellula della società e della Chiesa: è un vero e proprio incrocio. Una delle sfide – l’ultima che cito – riguarda la nostra capacità di pensare alla famiglia, nella società e nella comunità cristiana, non come semplice destinataria di iniziative – con il rischio, a volte, di vivisezionarla, convocando a turno i bambini, i ragazzi, i giovani, le mogli, i mariti, gli anziani: convocazioni pure indispensabili – ma come protagonista della pastorale. Siamo in cammino verso il recupero della testimonianza della famiglia in quanto tale e quindi, anche su questo punto, raccogliamo umilmente l’invito di papa Francesco: “camminiamo, famiglie, continuiamo a camminare”.
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