Caritas e Nepal: il contributo modenese

 
 
La nostra diocesi ha risposto con la consueta generosità all’appello di Caritas italiana per gli interventi in Nepal dopo il terremoto. Sono stati raccolti in totale, da parrocchie, associazioni e privati, 63.456,96 Euro, giunti in due tranche a Caritas italiana. La somma  ha contribuito a sostenere i progetti
Dopo quattro mesi dal sisma che ha devastato il Nepal tra la fine di aprile e l’inizio di maggio che ha colpito 2,8 milioni di persone, causando quasi 9.000 vittime e distruggendo più di 600 mila abitazioni private, continua l’opera di Caritas Nepal a favore delle popolazioni colpite. In un paese in cui ogni attività è condizionata dalla geografia e dal tempo atmosferico, il mese di agosto ha visto un rallentare delle operazioni di ricostruzione a causa dell’arrivo dei monsoni. Le forti piogge che hanno battuto tutto il paese non hanno mancato di causare danni aggiuntivi, con smottamenti e frane che si sono in molti casi concentrate proprio nelle zone che avevano subito i danni provocati dal sisma.
Per Caritas Nepal, e per gli altri organismi Caritas presenti nel paese, questa pausa ha permesso di sviluppare una pianificazione per il prossimo intervento di ricostruzione, che partirà appena il tempo atmosferico lo permetterà. Dopo la fase iniziale, concentrata sull’aiuto di prima emergenza, si tratta ora di sostenere gli sforzi che saranno necessari per la ricostruzione dei moltissimi edifici distrutti o seriamente danneggiati: case private, in primo luogo ma anche edifici come scuole o presidi sanitari, la cui presenza costituisce la presenza indispensabile al ristabilimento delle normali condizioni di vita.
 Oltre a quanto necessario sul piano della ricostruzione si pone il problema della riattivazione del tessuto produttivo, soprattutto per quelle comunità che si trovano in zone a rischio smottamento, e per le quali il governo nepalese ha già indicato la necessità di una ricollocazione. Si tratta per lo più di comunità che vivono nelle zone di montagna più difficilmente accessibili, e che in molti casi sono dovute già fuggire da territori a forte rischio o già oggetto di smottamento, e che si trovano ora in campi profughi situati a fondovalle. Per queste popolazioni, che hanno dovuto lasciare alle spalle tutti i loro beni, è molto urgente la necessità di identificare i mezzi di sussistenza per il futuro. La stessa necessità si pone in molti altri casi: chi ha perso tutti gli animali (fondamentali, nell’economia di montagna), che trovano rifugio al piano terra delle case tradizionali e che quindi sono stati i primi ad essere colpiti dai crolli; chi basava le attività agricole su sorgenti d’acqua che si sono inaridite o spostate a causa del sisma, e si trova ora a dover riorganizzare completamente il lavoro nei campi.
 Infine, rimane pressante la necessità di seguire in particolare le persone più deboli e vulnerabili: coloro che hanno subito un trauma psicologico profondo a causa del terremoto, e che hanno bisogno di vicinanza e di accompagnamento psicosociale; ma anche coloro che, come le donne i bambini, erano vittime di attività di traffico di esseri umani che piagavano molte aree del paese anche prima del sisma, e che ora si trovano in una situazione di vulnerabilità ancora maggiore.
 
Caritas Italiana – grazie anche alla colletta nazionale indetta dalla Conferenza episcopale lo scorso 17 maggio, come segno della concreta solidarietà della Chiesa in Italia – ha potuto offrire sostegno a Caritas Nepal ed in appoggio ad alcuni interventi di congregazioni religiose ed altre organizzazioni , per un importo complessivo di oltre un milione di euro. Le attività continuano, soprattutto in preparazione della prossima fase, e si delineano anche alcune proposte per estendere l’intervento nelle tre direzioni sopra brevemente descritte: ricostruzione; riattivazione delle attività socio-economiche; accompagnamento ad assistenza alle fasce sociali più vulnerabili.
 «Un esempio concreto – ha sottolineato don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana – della carità in azione, che supera i confini e ci aiuta a capire ancor più quanto ribadito da papa Francesco nell’enciclica Laudato si’: “abbiamo bisogno gli uni degli altri, abbiamo una responsabilità verso gli altri e verso il mondo” (cfr. 229)».