La Parola di Dio è viva

Ultima conferenza del percorso alla riscoperta del Vaticano II proposto dalla diocesi quest’anno: mons. Luciano Monari ha riletto per i presenti la costituzione Dei Verbum sulla Parola di Dio.
‘Avreste potuto trovare ‘ ha esordito mons. Monari salutando il pubblico ‘ relatori più competenti di me, ma di certo non più contenti di trovarvi’.
Analizzando la struttura della Dei Verbum, mons. Monari ne ha descritto le parti fondanti: la Rivelazione, la trasmissione, le Scritture come libro in cui la Rivelazione prende forma, Antico e Nuovo Testamento, le Scritture nella vita della Chiesa.
Il modo in cui la Dv si apre ci racconta come il Concilio pensa di sé: in religioso ascolto della Parola e proclamandola con ferma fiducia. Sono descritti due atteggiamenti della Chiesa di sempre: l’ascolto, esemplificato nell’icona di maria, e l’annuncio coraggioso. Il Magistero non è al di sopra della Parola: nasce dall’ascolto obbediente che poi si fa annuncio autorevole.
Si parla poi della Rivelazione: il Dio invisibile parla agli uomini come a fratelli e noi dovremmo accogliere questo gesto con silenzio, stupore e gioia. C’è una Parola di Dio per noi, Dio si interessa di noi, l’avventura dell’uomo nella storia non gli è indifferente. Ciascuno di noi desidera stare a cuore a qualcuno, e che la sua esistenza abbia un compito: la Parola ci dice esattamente questo.
 
Il cuore della fede è la risposta all’iniziativa di Dio che ci parla; non costruiamo la nostra vita religiosa a partire dai bisogni individuali, ma essa è una risposta a Dio che ci parla. E’ un Dio personale, che ha sentimenti come i nostri, compreso il pentimento: non è uomo, tuttavia è persona, soggetto consapevole e libero, che crea un rapporto con l’uomo. La parola è l’unico rapporto rispettoso, possiamo conoscere le persone solo se le ascoltiamo con affetto, senza violarne il mistero, sintonizzandoci con loro.
L’aspetto dell’iniziativa di Dio è quello più difficile da vivere oggi, in cui si considera la vita di fede come una risposta ai propri bisogni. Lo scopo dell’incontro con la Parola non è aumentare la nostra conoscenza, ma la comunione con Dio, mediante il quale, nel verbo fatto carne, gli uomini hanno accesso al Padre e sono partecipi della natura divina. L’ottica è sempre quella della salvezza, in cui Dio si appassiona alla vita dell’uomo e desidera la comunione con lui; alla Rivelazione risponde la fede, non la conoscenza.
 
Parola di Dio e Bibbia si identificano? DV parla della Bibbia solo al capitolo 3; prima si parla di parola nella Trinità, il verbo che è presso Dio, poi di Parola nella creazione: in tutto ciò che esiste c’è traccia del logos. Segue poi la Parola incarnata, il Verbo che si fece carne e solo a questo punto la parola diventa libro scritto, fissato in modo definitivo. La prima parola personale di Dio è Cristo, che si rivolge a noi con tutta la sua vita, perché non è un semplice trasmettitore, ma incarnazione del Verbo.
Gesù porta a compimento la Rivelazione nelle relazioni, nelle guarigioni, nella vita e nella morte. Nell’uomo Gesù, Dio rivela pienamente se stesso e insieme anche l’uomo: la rivelazione ci conduce quindi alla pienezza della nostra umanità, non intesa come autosufficienza, ma come apertura alla trascendenza.
 
Anche il legame tra Rivelazione e storia è delineato in modo del tutto nuovo: la rivelazione avviene nella storia, che però ne è anche l’oggetto. Il Credo   della liturgia lo dimostra: ha una struttura trinitaria, ma è anche una storia e l’oggetto della fede sono le grandi opere di Dio e i fatti diventano rivelatori, se uniti ad una Parola che li interpreta. Il Venerdì santo per la cronaca è la morte di un condannato ingiustamente che risponde con parole di perdono, per noi è l’amore umano di Cristo che ci mostra quello del Padre.
 
Un altro passaggio significativo di DV riguarda il rapporto tra tradizione orale e Sacra Scrittura. La costituzione afferma che la Scrittura è l’ossatura della Tradizione, a cui appartiene tutta la vita della Chiesa, il catechismo, la liturgia, i ministeri, le relazioni nella comunità, l’etica comunitaria. La Scrittura sta all’interno della Tradizione, ne è l’anima e la misura. La Scrittura è la Parola in forma scritta, la Tradizione è la vita che si tramanda. Anche il Vangelo è una tradizione orale che si è condensata in forma scritta, e la Tradizione si rinnova e si rigenera a contatto con la Scrittura. Non serve contrapporre tradizione e Scrittura: si arricchiscono reciprocamente, sono due esperienze attraverso cui la vita della Chiesa cresce e si rinnova.
 
 La Parola è stata guardata per secoli con timore e da lontano, per il modo in cui le eresie la usarono contro l’impianto della fede, e i laici ne sono rimasti troppo lontani. Al numero 21 si afferma che la Chiesa venera le scritture e se ne è sempre nutrita: le ha come regola suprema della propria fede. La predicazione deve essere nutrita e regolata dalla Scrittura ‘ su questa affermazione il card. Martini ha fondato il suo episcopato ‘ perché lì è la sorgente di ogni rinnovamento, dal momento che riporta all’iniziativa di Dio.
 
Questo l’aspetto più bello della riflessione conciliare sulla Parola: se la Bibbia è un insegnamento di verità, allora basta aumentare il numero di conoscenze. Ma se l’obiettivo è la relazione dell’uomo con Dio, allora è primario considerare la trasformazione che Parola opera in noi, facendoci diventare cristiani autentici, santi autentici. La Parola è viva, efficace, tagliente, distingue il vero dal falso. Questo è il senso di quanto si afferma al numero 25: tutti i cristiani sono invitati ad apprendere la sublime scienza di Cristo attraverso la conoscenza della Scrittura. E questa è fatta dalla lettura e dalla preghiera, insieme, perché possa avvenire il colloquio tra Dio e l’uomo.
Lo scopo della Dei Verbum non era scrivere di un trattato dogmatico, ma rigenerare la Chiesa, correggere e convertire il cuore dei credenti.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Il testo della  relazione di mons. Monari è  disponibile qui