Ripercorrere dal Battesimo il nostro viaggio sulle orme del Salvatore, per offrire a tutti un cammino di liberazione: col saluto di mons. Lanfranchi si è aperta la celebrazione diocesana in Cattedrale, in unione con la Chiesa universale, che apriva l’Anno della Fede, nell’anniversario del Concilio Vaticano II.
Nell’omelia l’arcivescovo ha ricordato come la fede abbellisca di senso il percorso dell’uomo, illumina il percorso dell’esistenza dal nascere al morire, facendolo diventare cammino verso una meta certa, insieme ai fratelli.
La fede, ha sottolineato ancora mons. Lanfranchi, si traduce in un modo nuovo di vivere i linguaggi in cui si esprime la vita dell’uomo, come la libertà, la sessualità, la corporeità, la relazione con gli altri, l’uso del denaro e dei beni, il modo di affrontare il lavoro, la malattia, il fare famiglia. Dall’incontro con Gesù emerge un modo nuovo di essere uomini.
Il Concilio che si apriva 50 anni fa è, nelle parole di Benedetto XVI, quella bussola sicura per orientarci, la grande grazia di cui la Chiesa ha beneficiato nel XX secolo. la sua ricezione non è conclusa ed il suo potenziale non è esaurito.
La Chiesa del Concilio si è occupata infatti oltre che di se stessa e del rapporto che a Dio la unisce, anche dell’uomo quale in realtà si presenta.
Al termine della celebrazione, a cui hanno partecipato anche il sindaco Pighi, il Presidente della Provincia Sabattini, il prefetto Basile, la consegna dei Documenti del Concilio, perché siano sempre più parte del avita della comunità, a rappresentanti di alcune categorie della società contemporanea: governanti, uomini e donne di pensiero, artisti, donne, lavoratori, poveri ed ammalati, giovani, sacerdoti, religiosi e religiose.
In allegato: l’omelia di mons. Lanfranchi