Oltre 900 persone ‘ le 800 cartelline preparate erano terminate ben prima dell’inizio dell’assemblea ‘ hanno ascoltato mons. Lanfranchi, nella chiesa di Sant’Agostino, presentare la lettera ed il programma pastorale per il 2010/2011: ‘Tu sei prezioso ai miei occhi’ (Is 43,4) Educare è possibile. Educare è bello.
‘Per me ‘ ha affermato mons. Lanfranchi, cutando l’introduzione della Lettera – scrivere di educazione significa rivivere in sintesi tutti gli anni del mio sacerdozio, andare di fatto alla ‘cifra interpretativa’ di tutto il mio ministero, rivivere passioni, sogni, gioie, speranze, ma anche fatiche e delusioni, potenzialità e limiti, positività e negatività, e soprattutto lasciare riemergere volti di persone di ogni età, con cui ho percorso un tratto di strada, nella consapevolezza di una comunione di destino e nella gioia dell’appartenenza ad una comunità.
Se ogni Lettera Pastorale nasce dalla comunicazione di un ‘sentire umano e religioso’, questo vorrei che si potesse dire in modo particolare di questa Lettera, dove però il proprio sentire è dentro al sentire dei tanti, che insieme hanno riflettuto e si sono confrontati, e intendono continuare su questa strada’.
L’arcivescovo si è poi soffermato sugli aspetti da far emergere,sottolineando la necessità di tornare alla cosa in sé, e di rivolgersi all’educazione con un’intonazione positiva di speranza, per contribuire a ridestare la passione educativa.
Tra i presupposti ha evidenziato quattro binomi: impegno per l’educazione e visione antropologica; rapporto tra educazione ed educazione alla fede, tra educazione e speranza e tra educazione e vocazione.
Il primo rimanda ad una visione di uomo in cui l’educazione mira allo sviluppo integrale della persona, e se tutte le dimensioni sono sviluppate in armonia, allora siamo davanti ad una persona ‘bella’. Nel secondo rapporto, se la Chiesa non ha l’intenzione di educare, crea solo indottrinamento, qualcosa che non coinvolge la persona nella sua globalità. Fondamentale poi il rapporto tra educazione e speranza: l’io diventa se stesso solo in relazione con un tu ed un noi. Serve dunque stimolare la capacità dell’individuo di prendere decisioni per un bene comune: educare significa investire sul futuro, guardare alla vita con speranza. Nella relazione tra educazione e vocazione emerge come educare sia assicurare ad una persona la gioia più grande: aver trovato il motivo unificante per cui vivere.
Educare – ha perseguito mons. Lanfranchi ‘ è possibile, è bello ed è cosa del cuore. Possibile, perché è una domanda profonda insita nell’uomo, che non verrà mai meno. Bello, perché si contribuisce in questo modo a dare una forma bella all’umanità dell’educato; si educa perché si crede nel futuro, è un atto di fiducia nelle nuove generazioni. Educare è cosa del cuore, implica una comunione di destino tra l’educatore e l’educato, che genera affezione, empatia, accoglienza.
Il testo scelto per questo anno pastorale, il Libro dell’Esodo, è una formidabile testimonianza educativa che mostra un cammino progressivo e le caratteristiche della relazione di Dio con il suo popolo.
La Lettera indica poi come affrontare l’emergenza educativa che sperimentiamo oggi, nella consapevolezza che è tutta la società che educa, tutti noi siamo responsabili.
Nelle parrocchie è necessario vivere relazioni vitalizzanti, a partire dalla principale, quella con Dio. Sono inoltre fondamentali le relazioni nei mondi vitali: famiglia, comunità, gruppo di appartenenza, relazioni all’insegna della cordialità, delle fraternità: senza di esse anche i programmi più belli sarebbero senz’anima.
Educare significa infine prestarsi all’imitazione, offrire la propria testimonianza sulla reale possibilità di vivere la proposta che si fa.
Alla fine le proposte concrete: verifica dello stato del’educazione nella comunità, delle esperienze positive e dei punti di sofferenza; conoscenza della lettera e degli Orientamenti Pastorali della Conferenza Episcopale Italiana; meditazione del libro dell’Esodo e collaborazione tra le realtà educative del territorio, per essere Chiesa nella città.