Uniti nel dono: Don Angelo Lovati racconta una vita al servizio dei carcerati

Parla il cappellano della Casa circondariale Sant’Anna, che spiega l’importanza del sostegno dei fedeli nell’accompagnamento delle persone detenute

Una volta a settimana don Angelo Lovati commenta il Vangelo insieme ai detenuti della Casa circondariale di Sant’Anna. Tra loro c’è chi, come Richard, ha trovato sostegno nelle Scritture. «Recentemente mi ha chiesto una Bibbia inglese», ha commentato il cappellano del carcere al settimanale diocesano Nostro Tempo sottolineando che «i momenti di maggior apertura sono i colloqui, attraverso cui i detenuti possono confrontarsi a tu per tu con il sacerdote».

Celebrazione eucaristica a Ubersetto Don Lovati e monsignor Castellucci

Cappellano del carcere da quasi 19 anni, don Lovati è anche parroco di Ubersetto dove alcuni detenuti chiedono di essere accolti. E la comunità,  benché piccola, ha già ospitato un paio di persone. «A motivarmi è da un lato l’obbedienza alla Chiesa e dall’altro l’incontro con i poveri, che sono la maggior parte dei detenuti» confida il sacerdote che dedica il proprio ministero ai più fragili: «Sosteniamo chi non ha entrate né sostegno da altri parenti». A tale proposito, don Lovati ritiene «più urgente che mai» il sostegno dei fedeli attraverso la campagna “Uniti nel dono”. Come don Angelo Lovati, che dedica il suo servizio sacerdotale anche alle persone detenute, ci sono in Italia più di duecento cappellani (240, con precisione) che operano in 189 istituti penitenziari assistendo una popolazione carceraria che supera le 61.862 unità: +10.666 detenuti rispetto ai 51.196 previsti dalla capienza delle strutture carcerarie.