Sabato mattina i locali della parrocchia di Gesù Redentore hanno ospitato il Convegno “Tutela dei minori e delle persone vulnerabili: per una cultura della prevenzione e della cura” alla presenza di educatori, docenti, operatori sociali che sono quotidianamente a contatto con minori e persone vulnerabili.
L’iniziativa è stata promossa dal Servizio Interdiocesano per l’Ascolto, la Prevenzione e la Tutela dei Minori e delle persone vulnerabili (Sipatm) nell’ambito del progetto “Dalla parte degli ultimi”.
I lavori sono stati aperti da monsignor Erio Castellucci, Arcivescovo di Modena-Nonantola e di Carpi, e dal presidente della Fondazione di Modena Matteo Tiezzi.
Per monsignor Castellucci: «Il progetto avviato dalle Diocesi di Modena e Carpi, su ispirazione della normativa e delle sollecitazioni di papa Francesco, è un esempio riuscito di collaborazione tra istituzioni civili e religiose per la cura delle persone fragili. I minori e gli adulti vulnerabili sono le membra più deboli e offese della nostra società».
«Negli ultimi decenni – ha sottolineato – la Chiesa, riconoscendo che anche al proprio interno si sono perpetrati abusi e molestie, si sta impegnando con determinazione a prevenire e curare queste ferite». A tale proposito, l’Arcivescovo ha osservato che il Sipatm «sta operando capillarmente sul territorio delle due Diocesi, offrendo agli educatori alcuni strumenti fondamentali per individuare e prevenire gli abusi e per formarli al rispetto della dignità dei bambini, dei ragazzi e delle persone svantaggiate. Sono profondamente grato alle Fondazioni, per avere accolto e supportato con convinzione questo progetto, che ha una ricaduta significativa nelle nostre comunità cristiane e civili».
I lavori: una rete tra istituzioni, professionisti e operatori
Il convegno è proseguito con l’intervento di Gottfried Ugolini, responsabile del servizio specialistico per la tutela minori della diocesi di Bolzano-Bressanone. Successivamente, si è tenuta una tavola rotonda moderata dalla giornalista Maria Elisabetta Gandolfi, con gli interventi di esperti e professionisti che operano in vari ambiti e istituzioni: Chiara Brescianini per l’Ufficio scolastico regionale, Mario Partenoster, per la Squadra Mobile della Questura di Modena, Elena Papi, Giorgia Rossi, Giovanna Chiapolino per i Servizi Sociali dell’Unione Terre d’Argine e suor Maria Bottura per il Servizio Interdiocesano Tutela Minori. Le conclusioni dei lavori sono state affidate a monsignor Maurizio Trevisan, responsabile del Sipatm. L’incontro ha potuto contare anche sulla partecipazione di alcuni rappresentanti delle istituzioni, tra cui Giorgia Pifferi, responsabile programma funzionale psicologia per l’Azienda USL di Modena e la presidente del Tribunale dei Minorenni di Bologna, Gabriella Tomai.
Il Convegno ha dato ai partecipanti l’opportunità di «condividere esperienze e punti di vista differenti e sentirci un’unica rete». Soprattutto agli addetti ai lavori, che hanno individuato, nel confronto con altre realtà, la possibilità «di innalzare il livello di attenzione sulle dinamiche di abuso su minori e persone vulnerabili, condividendo anche i percorsi di prevenzione e di cura attivi sul territorio».
«Dalla parte degli ultimi», una progettazione partecipata
Camminare insieme è quindi la motivazione per cui, secondo Matteo Tiezzi, il progetto “Dalla parte degli ultimi” prevede più momenti dedicati all’argomento. La Fondazione – ha detto – è impegnata «nella valorizzazione di reti collaborative capaci di sostenere un lavoro congiunto per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili. Si tratta di una sfida comune, che richiede la costruzione di una cultura condivisa basata sull’ascolto e sulla prevenzione». E ancora: «Viviamo in una società in cui i legami di comunità possono fare la differenza nel proteggere chi è più fragile. E sappiamo che la reale prevenzione nasce da una sensibilità diffusa, da un tessuto sociale consapevole e da una responsabilità collettiva verso i più vulnerabili».
A ribadirlo è stato il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi, per il quale: «La tutela dei minori e delle persone vulnerabili è una responsabilità collettiva. Sostenere una cultura di prevenzione e attenzione verso i più fragili, promuovendo una sensibilità diffusa e la collaborazione tra istituzioni e comunità locali, significa favorire un futuro più sicuro e inclusivo per tanti giovani e per chi è indifeso o esposto a situazioni di rischio e di marginalità sociale». Ascari ha inoltre ringraziato le Chiese di Modena-Nonantola e di Carpi per l’attenzione data dal Convegno «a questioni tanto importanti e delicate».
È quindi una tappa importante per il progetto “Dalla Parte degli ultimi”, che unisce appunto l’Arcidiocesi di Modena, la Diocesi di Carpi e le quattro Fondazioni della provincia (Fondazione di Modena, Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi, Fondazione Cassa di Risparmio di Mirandola e Fondazione di Vignola).
«La Fondazione di Vignola è orgogliosa di sostenere il progetto – ha commento Carmen Vandelli, presidente della Fondazione di Vignola – perché affronta il tema della prevenzione degli abusi sui minori e delle persone in situazioni di particolare fragilità, in un’ottica di rete territoriale ed offre un importante servizio a tutta la comunità». «È importante – ha aggiunto – correggere sul nascere situazioni difficili che purtroppo sono sempre più numerose ed individuare i primi segnali di difficoltà nel contesto sociale, quali l’aggravarsi di situazioni di fragilità e l’emergere di forme di disagio e di abuso».
Ma “Dalla parte degli ultimi” è anche frutto di un «percorso di progettazione partecipata che ha richiesto un approccio coraggioso, innovativo e, al contempo, di grande rigore», ha spiegato Francesco Vincenzi, presidente della Fondazione di Risparmio di Mirandola: «Si tratta di un progetto condiviso volto a offrire risposte riparative e comunitarie a un fenomeno ‘terribile’ che colpisce purtroppo tanti minori e persone vulnerabili, spesso lasciati soli ad affrontare situazioni complesse e delicate. L’obiettivo è garantire loro un supporto specializzato e costante dopo l’evento traumatico, favorendo un graduale reinserimento sociale».