L’Arcivescovo Erio Castellucci e il vicario generale Giuliano Gazzetti hanno ricevuto la visita di don Ammana Raja, che ha presentato alcuni aggiornamenti sui progetti che uniscono la Diocesi di Eluru e l’Arcidiocesi di Modena-Nonantola e dei quali beneficiano donne, anziani e bambini della località indiana.
Don Raja ha 54 anni ed è stato ordinato sacerdote nel 1999 dall’allora Vescovo di Eluru, John Muladag May. Tra le sue iniziative vi è il Centro di formazione “Modena Diocese”, che introduce decine di giovani donne al settore tessile garantendo loro un ruolo nella famiglia e nella comunità. Attraverso la diocesi di Eluru, don Raja promuove anche servizi di istruzione e di sanità che spesso lo Stato non riesce a coprire.
Tali progetti sono realizzati anche con i fondi 8xmille a disposizione del Vicario della carità, che da almeno cinque anni sostengono l’opera della Chiesa di Eluru. Si tratta di 20mila euro annui, e quest’anno l’Arcivescovo Erio Castellucci aggiungerà un’ulteriore somma per il completamento della sede del Centro di formazione “Modena Diocese” che attualmente opera in uno stabile in locazione.
Don Raja spiega che attualmente il Centro di formazione «accoglie trenta ragazze provenienti da famiglie povere e da diversi villaggi, che dormono e mangiano lì, vista l’impossibilità di fare centinaia di chilometri in giornata».
La finalità del progetto è quindi quella di «formare le donne in un mestiere che garantisca anche un’indipendenza economica e permetta loro di contrarre matrimonio». In India, infatti, l’istituto della dote è ancora in vigore e non sempre le famiglie hanno la possibilità di sostenerlo. Al termine dell’anno formativo, ciascuna delle partecipanti riceve in dono una macchina di cucire da portare a casa.
La Chiesa di Eluru promuove anche altre iniziative, come le Giornate di sostegno alimentare dedicate alle famiglie più bisognose e offre attenzione sanitaria a giovani e anziani.
Per il vicario generale Giuliano Gazzetti, la collaborazione con la Diocesi di Eluru è «molto feconda» perché unisce «una Chiesa di prima evangelizzazione e Paesi dove l’evangelizzazione è un fatto recente o contemporaneo. Queste ultime sono Chiese che spesso hanno una visione più positiva della realtà».