L’aula magna «Dossetti» del Dipartimento di Giurisprudenza ha ospitato l’apertura della terza edizione del Festival della Migrazione, promosso dalla Fondazione Migrantes della Cei, delle associazioni Porta Aperta e IntegriaMo e dal Centro di ricerca interdipartimentale su discriminazioni e vulnerabilità del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università, con l’adesione di numerose realtà associative e istituzionali, tra le quali l’Ufficio Migrantes, la Caritas e il Centro missionario dell’Arcidiocesi.
Il direttore del Dipartimento, Vincenzo Pacillo, ha accolto i partecipanti a nome del rettore Angelo Oreste Andrisano, seguito dai saluti del presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena Paolo Cavicchioli, del prefetto Maria Patrizia Paba, del sindaco Gian Carlo Muzzarelli e dell’arcivescovo Erio Castellucci.
Don Giovanni De Robertis, direttore generale della Fondazione Migrantes, ha aperto la tavola rotonda L’inclusione nella città. I media nella rete della migrazione: le indicazioni della Carta di Roma, con l’arcivescovo di Bologna Matteo Maria Zuppi, il prefetto del Dicastero per la Comunicazione Vaticana Paolo Ruffini, Vincenzo Morgante, direttore di Tv 2000 e il presidente dell’Ordine dei giornalisti dell’Emilia Romagna Giovanni Rossi.
«Il titolo di questa edizione del Festival è Umani 100% – ha spiegato don De Robertis – Questo ci ricorda come l’essere ci venga donato, ma l’umano richieda da noi un impegno che dura tutta la vita». Il direttore di TV 2000 Morgante ha sottolineato, riguardo all’intreccio fra comunicazione e migrazioni, come si tratti di «due campi che hanno subito trasformazioni enormi nell’ultimo decennio: la comunicazione per l’esplosione dei social e le migrazioni per l’aumento massiccio dei numeri». Morgante ha quindi ripercorso i dilemmi con i quali le redazioni giornalistiche si devono confrontare quotidianamente quando le notizie riguardano il tema della migrazione, divenuto un delicato ambito di scontro politico ed elettorale. «Viviamo in una società impaurita e la tentazione è quella di rifugiarsi in un “altrove” ideale che non è mai esistito –ha detto Paolo Ruffini– Solo le identità deboli rifiutano il dialogo».
Se la civiltà dell’immagine sembra averci «corrotti» rendendoci incapaci di comprendere la sofferenza altrui, confondendo la percezione della realtà, il Magistero della Chiesa ci richiama alla misericordia e all’umanità, con un’assoluta continuità: «Qualcuno oggi si sorprende o si scandalizza che papa Francesco accosti la famiglia di Nazaret alle famiglie dei migranti – ha chiosato Ruffini – ma già Pio XII, nel lontano 1952, lo aveva fatto». Al Magistero ha fatto ampio riferimento l’arcivescovo Zuppi, che ha esclamato: «A volte sembra che essere un po’ disumani porti dei risultati. L’ingenuità può essere pericolosa, però l’alternativa ad essere ingenui non è essere disumani, ma essere umanamente adulti». Zuppi ha quindi svolto un parallelismo fra la diffidenza verso l’integrazione dei migranti di oggi con quella che si registrava un tempo verso l’immigrazione meridionale, che, pure, era composta da italiani. Giovanni Rossi ha quindi illustrato la natura e gli effetti della Carta di Roma (2008), il protocollo deontologico dei giornalisti per un’informazione corretta sui temi dell’immigrazione.