Giovedì 18 novembre si celebrerà la prima Giornata nazionale di preghiera e di sensibilizzazione, indetta dalla Cei, per ricordare le vittime, i sopravvissuti, le famiglie e le comunità che sono state ferite dalla piaga degli abusi.
La data scelta è particolarmente significativa poiché liturgicamente precede la solennità di Cristo Re, nasce su suggerimento di chi porta nella propria storia i segni indelebili del dolore e si svolge in concomitanza alla Giornata europea per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l’abuso sessuale. Inoltre si inserisce nel cammino ecclesiale avviato con la pubblicazione delle linee guida nazionali, che ha promosso su tutto il territorio la nascita dei servizi diocesani e regionali per la prevenzione, l’ascolto, la tutela dei minori e delle persone vulnerabili, composti da équipe multidisciplinari di esperti con competenze in ambito psico-pedagogico, giuridico-canonico, pastorale e della comunicazione. La missione affidata ai servizi è quella di promuovere un lavoro di informazione, sensibilizzazione di tutta la comunità cristiana sul tema della protezione dei minori; realizzare percorsi di formazione e prevenzione; offrire sostegno e consulenza agli operatori ecclesiali coinvolti a vari livelli nell’ambito educativo e pastorale ed assicurare uno spazio di accoglienza, ascolto e accompagnamento di eventuali situazioni di abuso segnalate nel contesto ecclesiale presso i Centri di ascolto istituiti.
Qualsiasi tipo di abuso tocca la persona nella sua totalità e dignità più profonda, rompe i confini della relazione, mina la fiducia riposta in chi dovrebbe assicurare cura e protezione, provocando un’esperienza di lacerazione accompagnata da sensi di colpa e di vergogna con ripercussioni esistenziali, fisiche, psicologiche, emotive e sociali. Quando poi l’esperienza traumatica si consuma all’interno dell’ambito ecclesiale, viene inferta una grave ferita alla comunione, che coinvolge la dimensione religiosa del rapporto con Dio e il senso di appartenenza alla Chiesa. Come ricorda il Papa nella sua lettera al popolo di Dio: «Se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme» (1 Cor 12,26). Il dolore delle vittime e delle loro famiglie è anche il nostro dolore. È necessario che ciascun battezzato si senta coinvolto nella trasformazione ecclesiale e sociale di cui tanto abbiamo bisogno. Mediante l’atteggiamento orante e penitenziale potremo entrare in sintonia personale e comunitaria con questa esortazione, perché crescano tra di noi i doni della compassione, della giustizia, della prevenzione e della riparazione. A tutti dunque è richiesto di portare a Dio nella preghiera i cuori feriti, di partecipare alla sofferenza dei fratelli, di implorare il dono delle lacrime insieme alla richiesta sincera del perdono perché il cammino di riconciliazione riguarda tutta la comunità. Siamo chiamati a camminare con responsabilità in uno stile sinodale per far crescere la coscienza comunitaria, considerando in una prospettiva sistemica tutto il contesto coinvolto, scoprire quali dinamiche abbiano reso possibile il verificarsi di simili atteggiamenti ed adoperarci perché i nostri ambienti siano generatori di dinamiche virtuose.
Tutto questo richiede un serio impegno orientato ad avviare un processo di conversione e un cambiamento di cultura, poiché: «solo con un’azione sistematica di alleanza preventiva, sarà possibile sradicare la cultura di morte di cui è portatrice ogni forma di abuso, sessuale, di coscienza, di potere. La prevenzione dev’essere un percorso permanente di promozione di una sempre rinnovata e certa affidabilità verso la vita e il futuro, su cui i minori devono poter contare. E questo noi, come adulti, siamo chiamati a garantire loro, riscoprendo la vocazione di “artigiani dell’educare” e sforzandoci di esservi fedeli. Agli adulti auguro di continuare a essere credibili, vale a dire responsabili nella cura e coerenti nella testimonianza. Possano essere promotori e custodi di una rinnovata alleanza educativa tra le generazioni e tra i diversi contesti di crescita dei minori, capaci di stimolare tra loro una connessione generativa e tutelante, soprattutto in questo tempo complesso di pandemia. La tutela dei minori sia sempre più concretamente una priorità ordinaria nell’azione educativa della Chiesa» (Messaggio del Papa al convegno «Promuovere child safeguarding al tempo del Covid-19 e oltre»).
Il Sipatm si può contattare alla mail tutelaminori@modena.chiesacattolica.it o al numero 3450572800 (giovedì dalle 14 alle 16).