Anche quest’anno le famiglie salgono alle Piane. È bello ritrovarsi, riscoprire relazioni profonde, insieme al vescovo, contento di calarsi nella concretezza della vita e delle relazioni che le famiglie rappresentano.
Tante giovani famiglie che si ritrovano insieme a coppie di nonni, con bambini di tutte le età, seguiti dai bravissimi educatori. Gioia di incontrarsi che si arricchisce del dono delle meditazioni, della riflessione di coppia, della preghiera sempre bella e curata, dell’Adorazione, e infine della Messa conclusiva che fa sentire Chiesa viva e dona ai partecipanti il viatico per il cammino quotidiano che riprende con la discesa a valle.
Tre le meditazioni, guidate dal vescovo e da don Maurizio Trevisan. La prima ha riguardato la dinamica dell’incontro e del dono partendo dai tre segni del Vangelo di Giovanni: Samaritana (Gv 4), guarigione del cieco nato (Gv 9) e resurrezione di Lazzaro (Gv 11), in cui Gesù si rivela acqua viva, luce del mondo, vita eterna.
Nel primo Gesù incontra una Samaritana, donna e per di più nemica per i giudei e, superando ogni categorizzazione, va incontro a lei come persona, lasciandosi a sua volta coinvolgere in questo incontro. Partendo dall’esprimere lui stesso un bisogno («dammi dell’acqua»), Gesù si cala nella sua storia, nella sua sofferenza e con gradualità la porta ad esprimere un bisogno più profondo che gli permette di rivelarsi: «Io sono» che parlo con te.
Il secondo invita a riflettere sulla cecità del credente che arriva a credere dopo avere visto – in greco il verbo horao indica il vedere con gli occhi della fede. Della guarigione prende l’iniziativa Gesù, impasta terra e saliva, cioè aggiunge qualcosa di suo, poi lo invita a percorrere un lungo tratto in discesa, fino alla piscina di Siloe. Ma anche dopo la guarigione ci sono difficoltà: interrogatori, sospetti e infine la cacciata. Il rischio–pericolo del vedere–credere è duplice: solitudine e non essere capiti.
Nel terzo, la resurrezione di Lazzaro, Gesù fa variincontri: con Marta la donna del servire che gli corre incontro, lo rimprovera quasi e pian piano arriva a formulare una fiducia piena in lui. Poi con Maria, la donna umile che sa ascoltare ai suoi piedi e nell’incontro con lei Gesù piange lacrime vere per l’amico. Poi l’incontro con Lazzaro, contrastato dalla mormorazione dei presenti che decidono di metterlo a morte. E al centro di tutto l’incontro col Padre cui Gesù rivolge la preghiera di ringraziamento fiducioso, ancor prima di operare il miracolo. I miracoli non sono solo prodigi, ma segni teologici con cui il Signore ci manda messaggi.
E sono tante le suggestioni per la vita di ognuno che dalla meditazione di questi brani sono scaturite e su cui ogni coppia si è confrontata: l’incontro che è sempre incontro tra persone, superando il rischio di rinchiuderle in categorie, presente anche nella coppia, il dono che non è mai un calar dall’alto, ma è sempre circolarità che cambia e arricchisce entrambi, il sapersi metter in gioco, superando regole rigide, pregiudizi. Infine la riflessione sulle quattro dimensioni della vita familiare: l’ascolto da cui nasce il servire, gli affetti, la presenza inevitabile del male e della fragilità e la preghiera.
Su tutto la consapevolezza che nella preghiera vera, che è affidamento al Padre che ci ama ed è più forte di ogni male, è possibile scoprire il senso vero e la pienezza della vita.